A Sergio Rossi, direttore di Elbareport Vedi Sergio, anch'io, per formazione personale, culturale e politica, non sono in sintonia con le bocciature nella scuola dell'obbligo, siano esse di uno o di venti ragazzi, ma quando leggo una supponenza come quella che emerge nella prima (e ancor di più nella seconda) "riflessione" di Luigi Totaro, si fa muro. Anch'io ho sentito di fare muro e dentro mi sono detta, "Ma come si permette questo?", e, subito dopo, leggendo il tuo "A sciambere", "Ma come ti permetti anche tu?" Perchè un conto è esprimere differenti opinioni, ma anche nel dissenso - gli educatori insegnano - è fondamentale il rispetto, la civiltà e l'educazione. Al tavolo di un bar si può essere (come dice una mia amica) "tranchant", ma dalle pagine di un giornale, no. Quando poi la firma del Luigi Totaro (che mi sembra sia intervenuto in questi anni su un arco di questioni molto ampio...) questa volta è seguita da "Università degli Studi di Firenze", la levata di scudi, oltre che assicurata, è pienamente giustificata. E anche il tuo rimando ad "Alto gradimento" l'ho trovato assolutamente fuori luogo. Ho passato il martedì, giorno dell'esposizione dei quadri delle terze classi, a cercare di spiegare ad alcuni ragazzi e ragazzi che, comunque, un insegnante avrà sempre scrupoli, qualunque sia stata la sua scelta, e li avrà questa estate, l'anno prossimo e fra dieci anni ancora si chiederà se ha fatto la scelta giusta, e poi il mercoledì apro il tuo giornale, leggo Totaro e mi cascano le braccia. Don Milani, che è stato ed è uno dei miei punti ideali di riferimento, citato a quel modo, credo si possa rivoltare dovunque ora sia. Io che, come tanti insegnanti, l'ho dentro, mi sono sentita rivoltare. La scuola di oggi è quasi agli antipodi di quella descritta in "Lettera a una professoressa", fosse essa quella statale o quella di Barbiana: quella di Barbiana era una scuola e una vita dura, uno scenario assolutamente indecifrabile, per chi non l'ha avuto come libro di testo. Non so cosa farebbe oggi Don Milani, lui così austero, integralista, rigido nel senso più nobile del termine, so che forse i suoi ragazzi ripeterebbero a Totaro quello che allora ebbero modo di scrivere di un professore, anzi un "professorone" universitario: "Parlava senza guardarci. Chi insegna pedagogia all'Università, i ragazzi non ha bisogno di guardarli. Li sa a tutti a mente come noi si sa le tabelline." Io sono certa invece che gli insegnanti della scuola media "Pascoli" - a differenza degli insegnanti della scuola statale che bocciava Gianni - abbiano guardati i loro ragazzi, abbiano cercato di capirli e di capire e di prevedere quale fosse per loro la scelta migliore (anche, come dice il Preside oggi, concordando percorsi con le famiglie). Poi tutti staranno ancora chiedendosi se la scelta fatta è stata quella giusta. Anche gli insegnanti che non hanno bocciato nessuno immagino si stiano chiedendo se quella fatta è stata la scelta giusta. Sai, personalmente e professionalmente, questi ragazzi li conosco tutti e trovare il loro nome e accanto "bocciato" o "non licenziato" è stato un colpo al cuore. So però che nessuno di loro era ed è Gianni. Gianni non c'è più, i "professoroni", i famosi mezzibustidacattedra, invece sì, e ce ne sono di più all'Università che in quella trincea educativa che oggi è la scuola italiana. Poi, sono d'accordo con te che dovrebbe aprirsi una riflessione sul senso e sul fare educativo, sia della scuola che delle istituzioni che dei genitori, ma - visti i livelli di aggressione verbale - giustamente il Preside dice che non ne vuole più parlare. Ma non ne vuole più parlare con te o con Totaro: perchè tu vorresti parlare con uno che ti irride e che estrapola le tue frasi per schernirti? Conoscendoti credo proprio di no. So invece che il Preside ne parlerà ad altri livelli, con gli insegnanti e i genitori. E questo è, per oggi, l'ultimo punto su cui vorrei soffermarmi, poi chiudo. Il Preside, da buon Dirigente scolastico, non offre "in pasto" (a che banchetto, poi!) i "suoi" docenti. Non li scopre, ma affronta e affronterà il problema con loro, perchè è questo che un Dirigente serio (scolastico o meno) dovrebbe fare. Un costume che all'Elba non sembra molto diffuso... purtroppo. Non c'è conclusione, c'è tanto da fare e da dire: ma se le opinioni sono - giustamente - discordanti sulle bocciature dei venti, opinione diffusa mi pare la bocciatura di Luigi Totaro. Grazie dell'ospitalità, Cinzia Salomoni Cara Cinzia Non trovo fuori luogo il tuo intervento perché credo nel diritto di critica rispetto al quale non ci sono zone franche: né la gestione dei mezzi di informazione, né la scuola. Indiscutibile (per chi ha fede) è solo il Signore. Tutto il resto di questo mondo lo è. Caso mai trovo un po' esagerato il volume dell'inchiostro che hai appassionatamente versato in difesa della sacra patria scolastica offesa e vilipesa in rapporto ad una battuta sulla quale si può o non si può sorridere ma che non può diventare un caso. Il caso è un altro: il caso è costituito dal che una scuola che nel 2006 boccia 1 allievo nel 2007 ne boccia 20. E di fronte ad un caso di questo genere viene posto il pubblico informatore che ha prima di tutto una scelta da compiere: parlarne o non parlarne, domandare o non domandare il perché. Come direttore di questo giornale ho deciso di parlarne, consentendo a chiunque di intervenire sulla vicenda, altri non lo hanno fatto, non so in base a quale criterio, ma di solito se una notizia suscita un dibattito così appassionato non è buona politica informativa snobbarla. Bada bene Cinzia, ho scritto molto chiaramente che avrei partecipato molto relativamente alla querelle ed ho anche detto perché: con tutti gli "educatori autorizzati" (forse da buona bibliofila avrai notato la citazione di un noto testo "pedagogico" degli anni '70) che esprimevano il loro punto di vista, su una faccenda che per me è seria, ho ritenuto giusto limitare assai le mie esternazioni. Mi sono contenuto in due battute (due non una) la prima rivolta al Prof. Liorre laddove mi è parso (ma non è parso solo a me) intramagliarsi in un ragionamento che mi ha ricordato (appunto) il Prof. Aristogitone. Poteva rispondermi tranquillamente in maniera divertita e sullo stesso registro che gli ricordavo il cronista Max Vinella (personaggio coevo di Aristogitone) ma non è andata così, non gli è piaciuta e per procura anche tu hai considerato offensiva la battuta. Che dirti? Capita, ma non credo sia la fine del mondo, e non credo sia il caso di fare il contrario di padre Nottola che d'un trave fece una trottola, come non credo che sulla questione il Prof. Liorre abbia bisogno di altri esegeti (non so neppure quanto autorizzati) del suo pensare, sempre che il tutto possa assurgere a questione. Se il Dirigente scolastico poi abbia intenzione di continuare a dialogare con me o meno (atteso che fino ad ora non c'è stato né diretto dialogo né scontro) è affare che riguarda solo me e lui senza bisogno di mediatori o interpreti, non ti pare? Inoltre il mio essere tranchant, ti prego di riferire alla tua amica che vovrà continuarlo a sopportare (puppare mi verrebbe) qui su queste pagine. Non ho infatti tempo da spendere in lieti conversari ai tavoli dei bar tra té e pasticcini, chi non lo gradisce può sempre cambiare forno, bar ed evitare di leggermi. Perché, cara Cinzia, ho ancora tutta l'intenzione di "permettermi" di esprimere in forma giocosa o seria quello che penso. E metto un punto qui, perchè la mia natura mi porterebbe al calambour, a cominciare col chiederti: "E tu come ti permetti di alzare il ditino ammonitore e chiedermi come mi permetto?" Facciamo allora che ci permettiamo tutti, e pace. La seconda battuta l'ho dedicata ad un "presunto" signore che offendeva in forma anonima un partecipante alla querelle definendosi "un docente" ma risultando "indecente", almeno come esempio di educazione per un educatore. Ma a proposito di aggressività non mi pare che neppure tu con Totaro "ci vada di scartina", nella sostanza assimilandolo a qualche fantasma accademico, del passato e assumendoti volentieri non solo il compito di fare "muro" ma quello di pubblico ministero accusatore del Totaro cinico e baro, di avvocato di parte civile della scuoletta vilipesa, ed anche di giudice che pronuncia la sentenza definitiva ed inappellabile di bocciatura in pedagogia di un pedagogo. Visto che mi hai tirato in ballo (continuando a non entrare molto nel merito della discussione) mi permetto una terza annotazione. Un mio antico maestro di giornalismo ("educatore non autorizzato" pure lui), usava dire: ".. i titoli sono già scritti nei pezzi ..". Bene, con tutto l'affetto e la stima che nutro per la Famiglia Lupi in ordine alfabetico (presenti e "trasferiti altrove") ho provato uno "strizzone" allo stomaco dover titolare "ho accolto con soddisfazione la notizia dei 20 bocciati", una frase che, anche se stemperata in parte dall'articolo, a mio modestissimo parere nessun docente dovrebbe mai pronunciare, neppure da solo, davanti ad uno specchio, per sbaglio e durante un attacco di cefalea post-scolastica. Una frase "estrema" che però paradossalmente mi ha rafforzato in una convinzione: quella che si possa e si debba volgere in positivo perfino questo "casino" sorto intorno alle venti bocciature. Si può fare, ne sono convinto, se si inizia davvero a porre la questione educativa (e formativa) come centrale per la società nelle espressioni locali, se la scuola smette di parlare in sindacalese, di considerarsi una "turris eburnea" e in fondo di frignarsi addosso, se gli amministratori aprono alla questione il loro cervello e le loro borse con la stessa frequenza con cui si sbottonano i pantaloni (questa è mutuata dal Maggio Rosso), se i cittadini, le famiglie utenti i ragazzi stessi, prenderanno a pensarla in maniera partecipata e non strumentale, a loro volta non personalmente contrattuale nei confronti dell'istituzione scolastica, se i pubblici informatori si interesseranno di scuola alche oltre i pezzi di rito (milletrecento tornano sui banchi ... 85 i diplomati quest'anno ...) e similari acefali spappolamenti genitali. I se sono molti, ma dove investire (in termini di palanche, energie e idee) convenientemente per il futuro della nostra società, se non nella formazione e nell'istruzione?
carta penna calamaio