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20 bocciati: interviene il Preside Liorre e "bacchetta" - Replica di Elbareport

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : sabato, 30 giugno 2007

Gent. Direttore, anche facendo un po’ violenza al mio carattere ed al mio modo di essere e di fare, chiedo a Lei ospitalità, con la promessa che questo rimarrà, comunque, l’unico mio intervento sul tema, per esporre qualche breve considerazione su articoli e conseguenti riflessioni riportati sulla stampa e sul Suo giornale in merito ai risultati scolastici conseguiti dai ragazzi della Scuola Secondaria di Primo Grado (ex Scuola Media) di Portoferraio, nonché, di riflesso, sul Suo “A Sciambere” di giovedì che, mi perdoni, ho apprezzato e gustato meno dei tantissimi altri che l’hanno preceduto, al di là dello spirito bonariamente faceto che, spero, l’ha ispirato. - In relazione all’articolo pubblicato sulla cronaca locale di un noto quotidiano mercoledì 27, osservo che una certa foga per così dire sensazionalistica può portare a conferire un tocco “personale” a tono e intonazione delle dichiarazioni rese, a dei piccoli ma sagaci loro adattamenti, alla loro collocazione in un improprio contesto, a inserire le stesse, per dirla tutta, in una situazione che si rivela anche sostanzialmente diversa da quella realmente vissuta. Avrei per la verità al riguardo anche qualche considerazione da fare sulla correttezza, a prescindere, della citazione di un episodio collocato nel contesto di un Consiglio di classe, come pure un’interpretazione tutta personale riferita alla citazione di Don Milani, ma temo di annoiare ulteriormente il lettore e/o abusare della Sua ospitalità. Aggiungerei soltanto e, mi creda, sono io a dolermene per primo, che una cosa è essere (forse) un buon giornalista, altra cosa è essere un buon insegnante, e che non sempre si riesce efficacemente ad essere l’uno e l’altro - Le osservazioni invece affidate ieri al Suo giornale e pubblicate nell’articolo di testa ispirano solamente e semplicemente forti dubbi sulla correttezza e sospetti sulla serenità di giudizio da parte di chi, prendendo spunto da un articolo, si avventura in affermazioni categoriche e definitive su eventi, quali la valutazione non positiva di un adolescente, non contigui alla sua realtà personale e professionale, che non l’hanno visto né partecipe né spettatore, dei quali ignora completamente cause, motivazioni, probabili effetti, che si rendono necessari alla fine di un percorso tenacemente e testardamente teso alla “promozione”, che infine rappresentano il risultato di decisioni sempre sofferte e il più delle volte concordate con le famiglie e dalle stesse condivise, quando non sollecitate. E in conclusione, e ciò premesso, si lasci da parte la dignità, almeno da parte di chi avrebbe potuto mostrarla tacendo. Nel ringraziarLa e nel complimentarmi sinceramente per il Suo giornale, La saluto cordialmente Prof. Vincenzo Liorre (NDR: come d'uso in questo quotidiano la risposta a delle contestazioni è in prima battuta lasciata al giornalista chiamato in causa) Mi dispiace, e ci dispiace come giornale, Preside Liorre, che questo sia il suo primo ed ultimo intervento. Al di là delle critiche, legittime, ci eravamo ripromessi un obiettivo: parlare della scuola, riportare un dato abbastanza sorprendente, le 20 bocciature, per innescare un dibattito che, ne siamo fortemente convinti, riguarda tutta la società. Cercare di capire, analizzare, aprire i cancelli della scuola, farne un luogo privilegiato della politica, quella che comprende tutto, partendo dai ragazzi. In parte ci siamo riusciti, abbiamo apprezzato tutte le lettere, anche quelle dai toni forti, dai giudizi impietosi, ma che comunque hanno liberato idee importanti. Ci dispiace perciò che lei ci abbia scritto soltanto per contestare gli articoli, tacciandoli di arguzia e di contestualizzazione impropria, senza peraltro dire dove e quando. Per quanto riguarda il lavoro da me svolto (il prof. Totaro potrà rispondere alla sue critiche senza bisogno di difensori), se certe affermazioni riportate non rispondevano, secondo lei, a verità , smentisca. Se erano parzialmente “aggiustate”, corregga. Mi perdoni, ma la visione personale non me la posso togliere. A differenza di quanto afferma lei, è per onestà intellettuale. Non posso dare a bere ai lettori un’imparzialità che non avrò mai, io come nessun altro. Per questo in fondo ad ogni articolo c’è nome e cognome, per non ingannare nessuno. Era benvenuta, dopo la "bacchettata", un’analisi della scuola, un ulteriore approfondimento sui temi dell’educazione, dei giovani che cambiano, da un punto di vista privilegiato come il suo. Invece lei si trincera dietro le critiche, e mi permetta, dà ancora di più la sensazione che la scuola sia un luogo distante, un limes da difendere, piuttosto che un giardino da capire ed esplorare. In ultimo luogo. Il sacro vincolo del segreto del consiglio di classe non è stato violato. Non ci sono nomi di insegnanti né riferimenti alla classe o ai ragazzi. Quando un giornalista viene a sapere, in maniera più o meno fortuita, episodi che giudica rilevanti per la comprensione di un fatto, dopo le dovute verifiche, ha l’obbligo di riferirli. Non è questo il caso ( e sottolineo non è questo il caso), ma comunque il mestiere del giornalista è proprio quello di combattere i segreti. Fare il giornalista è difficile. Fare l’insegnante è difficilissimo. Figuriamoci poter fare bene entrambi. Ma su una cosa non transigo: che nessuno metta in dubbio, in maniera superficiale e disinvolta, la mia correttezza ed il mio impegno. Elena Maestrini


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