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Valentina Lupi in dissonanza; ho accolto con soddisfazione la notizia dei 20 bocciati

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 29 giugno 2007

Perdonatemi se non riesco a tacere, ma quando si parla di insegnanti mi sento sempre tirata in causa e, dopo aver letto l’intervento di Luigi Totaro sul numero di Elbareport di oggi, mi è montata una rabbia tale che non ho saputo frenare la mia reazione e, mano alla tastiera, mi appresto a dire la mia. Da insegnante (delle scuole superiori, ma questo non ha grande importanza) ho accolto con soddisfazione la notizia dei 20 bocciati alla scuola media. Perché? Forse perché nell’insegnante vive più o meno celato un desiderio di vendetta, una crudeltà mentale genetica che gli fa desiderare di veder soffrire gli alunni? E’ chiaro che non è così; non è così per me e sono certa che non è stato così neanche per quei miei colleghi che hanno deciso che certe bocciature erano necessarie, perché nessun insegnante è così incosciente o così “stanco” di un anno di lavoro e di sacrifici (come suggerisce il signor Totaro) da stabilire a cuor leggero che Tizio o Caio vadano bocciati. E’ vero invece che la bocciatura è sempre e comunque una sorta di extrema ratio, alla quale si ricorre solo quando si sia verificato che non è possibile agire diversamente, per quanto si sia fatto di tutto sia dal punto di vista didattico che umano per cercare di sanare situazioni gravemente deficitarie. Ora mi chiedo: ma cosa ne sa il signor Totaro delle strategie didattiche ed educative che hanno messo in atto i miei colleghi e colleghe? Come si permette di dubitare della loro preparazione psicopedagogica? Si rende conto della gravità di alcune sue affermazioni e di come esse spesso scadano in una sin troppo facile demagogia, quando non risultino addirittura pericolosamente contraddittorie? Giocare sulla parola “promozione” è quasi puerile, soprattutto perché il signor Totaro pretende di insegnare a chi della scuola ha fatto la sua professione, e quindi la sua vita, il senso della scuola stessa come se parlasse a degli imbecilli non qualificati, che, frustrati dalla loro professione che non garantisce beni al sole, avrebbero rinunciato “all’ “auctoritas” che viene dalla professione che esercitano per rifugiarsi nella squallida rivincita dell’autoritarismo”. La verità è che troppo spesso la scuola, proprio per paura di essere tacciata di autoritarismo e di passare quindi dalle Forche Caudine, per timore di dover poi avere a che fare con ricorsi e ricorsini di varia origine e natura, che oggi vanno tanto di moda, preferisce non bocciare i ragazzi e mettere in mano a chi si troverà a fare gli scrutini l’anno successivo la responsabilità di decidere se è preferibile o meno far ripetere l’anno a chi, di fatto, ha già abbondantemente dimostrato di avere grosse difficoltà nel suo percorso di studi. E questo rinvio decisionale garantisce ad un numero imprecisato di alunni di giungere alla fine del proprio percorso di studi vivendo di espedienti e confidando di anno in anno nella “comprensione” degli insegnanti, senza aver acquisito non solo un minimo di cultura, ma neanche i concetti di impegno e di merito. Ecco perché ho provato una certa soddisfazione quando ho letto la notizia relativa al numero cospicuo di bocciature: mi sono detta: “Finalmente la scuola esce allo scoperto e si sottrae al ricatto da cui è stata per anni schiacciata e che l’ha portata a essere una sorta di diplomificio legalmente riconosciuto”. Può anche darsi, voglio concederlo, che talora gli insegnanti non riescano a trovare le armi didattiche migliori per coinvolgere i ragazzi e per renderli partecipi del percorso educativo che li riguarda, ma è anche vero che un percorso individualizzato è davvero difficile in classi che sono sempre più numerose ed in cui sono spesso presenti molti casi di alunni non certificati che avrebbero bisogno di un insegnante di sostegno, così come è vero che le situazioni di disagio all’interno delle classi sono sempre più all’ordine del giorno ed allo stesso tempo hanno spesso le nature più disparate, ragion per cui è normale che sia difficile riuscire a catturare l’attenzione di tutti gli studenti. Di fronte a famiglie sempre più assenti e deleganti e a ragazzini sempre più strafottenti e pretenziosi, spesso maleducati o diseducati, del tutto irrispettosi nei confronti dei loro insegnanti, per chi insegna è davvero molto difficile lavorare con profitto e serenità allo stesso tempo. E se la bocciatura è un fallimento per chi la subisce, lo è ancor di più per chi la infligge. Vorrei soltanto che il signor Totaro, anziché ergersi a censore della classe insegnante simulando comprensione nei suoi confronti, provasse veramente a capire che di fronte a certi risultati scolastici non è solo la scuola a doversi interrogare e a dover dare delle spiegazioni plausibili, ma la società tutta, che è responsabile di certe situazioni di fatto ed è incapace di invertire alcune pericolose tendenze. Bocciare uno o più alunni non è mai per un insegnante una conquista, ma una scelta sofferta, che talora si rende necessaria e come tale va accettata, confidando nella coscienza e nella professionalità di chi –che ci piaccia o meno- ha avuto il coraggio di non nascondere la testa nella sabbia, ammettendo anche i propri limiti.


Scuola Media Pascoli Ingresso

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