Con "Don" Lorenzo Marchetti siamo cresciuti insieme; lui mi ha ritenuto forse un po' più cavallo matto e inaffidabile di quanto in realtà fossi, io un po' più rituale e palloso di quanto in realtà fosse lui; per decine d'anni siamo stati nello stesso partito spesso dalla solita parte, anzi quasi sempre, fino agli ultimi tempi, quando abbiamo imboccato strade opposte probabilmente pensando affettuosamente l'uno dell'altro: "Sarà l'età che comincia un po' a farlo rincoglionire", ci siamo sempre "petuccati" rispettandoci. Forse è per questo che ci siamo rimasti particolarmente male a leggere il comunicato trionfale del Senatore (non lo è più ma va bene lo stesso) che oltre le critiche (legittime) alla passata gestione e le previsioni di un luminoso futuro non conteneva un rigo, ma neppure una parola, di ringraziamento, di menzione a chi come Don Lorenzo si è per dieci anni e passa impegnato per tenere in piedi la baracca del Parco Minerario. E' vero l'essere senatori non comporta di per sé finezza (anche il cavallo di Caligola ebbe il suo seggio in senato) ma la voluta dimenticanza ci sembra troppo perfino per quest'uomo dalla epidermica bonomia e dalla intima arroganza. Ciò è detto, finivano le favole di Fedro, per dimostrare che un animo misero lo si può scoprire ovunque. Ma passando oltre le gaffe dei gaffeur e rispettando lo spirito di questa rubrica pubblichiamo, tanto per creare un po' di giocoso imbarazzo a Marchetti ormai lanciato ventre a terra verso la Democrazia Cristiana del futuro (in buona compagnia) una foto d'epoca di quando era (in buona compagnia) comunista.
comunisti firenze 75