Anche all'Elba c'è bisogno di un grande partito riformista e democratico che sappia dare un contributo originale per il rinnovamento della politica, sia nei gruppi dirigenti sia nei modi e nei contenuti. Sono gli elettori di centrosinistra che a gran voce urlano: «unità!» e oggi vince chi unisce, e per vincere bisogna, anche qui, avere una «Idea di Paese» chiara e forte. Invece, l'insieme dell'Unione, in troppe occasioni, trasmette l'idea di essere capace solo di fare opposizione, quindi incapace di governare (troppi sono i gesti chiassosi e giustizialisti) e, appunto per questo, l'immagine che dà di se non è certo costruttiva e, per di più, sembra essere impantanata in estenuanti logiche partitiche non più accettate, ormai, nemmeno dagli elettori di centrosinistra. E pur vero che la destra elbana ha una visione chiusa e anonima, ma riesce a soddisfare le aspirazioni di quella parte della popolazione che non solo è priva un «panorama comprensoriale», ma è molto legata al proprio individualismo/particolarismo. Una forza democratica e riformista, invece, deve tutelare gli interessi collettivi della comunità isolana, vale a dire i poteri e le autonomie locali, ma nello stesso tempo deve dire, e dimostrare con atti concreti, che «Chi fa da sé fa da solo e non va da nessuna parte» perché la strada dell'egocentrismo territoriale porta poco lontano e non giova per nulla alla concorrenzialità del prodotto «Elba». Negli enti in cui i riformisti rivestono un ruolo di minoranza la loro opposizione deve essere propositiva, quindi, sostenere in modo sereno quello che deve essere fatto, cioè quello che noi faremmo nell'interesse delle comunità locali. Mentre, là dove siamo maggioranza, occorre uscire dalle emergenze, cioè portare a soluzione gli ambiti più sensibili del territorio (la dotazione di risorse idriche, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, i collegamenti stradali e marittimi, ecc), ma nel contempo abbiamo l'obbligo di costruire «l'Isola che vogliamo» dove l'ambiente, i beni naturali e culturali sono le risorse dello sviluppo e del lavoro, perché quello che qui c'è, e gli altri non hanno, costituisce un valore economico di notevole portata, dobbiamo, nondimeno, fare tutto questo senza spocchia o autosufficienza, senza gesti chiassosi o forcaioli.
Lorenzo Marchetti