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Da dove vengono, dove vanno e perché si sono fermate tra di noi le "balene ferajesi" Scrive Alessandro Giannì, Biologo Marino e Responsabile-Mare di Greenpeace Italia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 15 giugno 2007

Vi seguo spesso (quando posso) visto che all'Elba ho lasciato un pezzo di cuore, e ho letto con interesse "professionale" il vostro pezzo sulle balene ferajesi. Volevo giusto dissipare eventuali equivoci sulla "fidelizzazione" di questi animali (si tratta, suppongo, di 3 esemplari di balenottera comune o /Balaenoptera physalus/ che è poi il secondo animale più grande della Terra, dopo la balenottera azzurra). Questi giganti infatti compiono una migrazione annuale nord-sud: passano (quasi tutti) l'inverno da qualche parte nel Canale di Sicilia (pare) mentre in primavera vengono ad alimentarsi nell'Alto Tirreno/Mar Ligure che, non a caso, è stato dichiarato Santuario dei Cetacei. Sulle misure di tutela del Santuario e dei suoi (nostri!) Cetacei stendo un velo pietoso: non c'è un divieto o una sanzione specifica sulle molte attività pericolose (inquinamento, pesca illegale, navi veloci, rumori...) e siamo al punto che si vorrebbe installare nel Santuario la prima Area Marina Industriale in una (presunta) Area Marina Protetta: trattasi, per la cronaca, del rigassificatore offshore di Pisa-Livorno. Tornando alle balene, il Santuario è la loro "zona di pascolo" estivo: l'arco ligure impone una rotazione alla corrente prevalente che viene da sud e questo moto vorticoso "aspira" acque profonde, ricche di sali minerali (che si concentrano negli strati profondi per la legge di gravità). Le correnti di risalita portano quindi il fertilizzante dove è presente il secondo fattore necessario alla crescita delle piante: la luce. Nel Santuario ci sono quindi le condizioni ideali per innescare una ricca rete alimentare che, a partire al fitoplancton (piccoli organismi vegetali) porta... fino alle balene, mediamente con l'intermediazione di un gamberetto (/Meganyctiphanes norvegica/) simile al krill che alimenta le balene dell'Oceano Antartico (quelle che i Giapponesi cercano di ammazzare ogni estate artica...). In breve, dalle parti dell'Elba ci deve essere una concentrazione di alimenti che "mantiene" in zona le balene, che da parte loro non vanno a casaccio. Quando una balena si imbatte in una fonte alimentare "ragguardevole" comincia a chiamare le altre, per sfruttare al massimo una risorsa magari abbondante ma con una distribuzione altamente irregolare. Finito il "pranzo" le balene si sposteranno in qualche altro punto del Santuario, seguendo il richiamo di altri esemplari fortunati. Per adesso, i fortunati siete Voi che vi godete questi animali bellissimi, e noi tutti che siamo i "fortunati possessori" di un patrimonio così notevole. Speriamo che anche le balene siano fortunate, che il Santuario cessi di restare una scatola vuota e si riempia di contenuti (non solo tutela, ma anche nuove tecnologie, nuovi lavori sul mare, ricerca, gestione...). Greenpeace sta lanciando in questi giorni una campagna per chiamare a raccolta gli "Amici del Santuario": chiediamo a chi va per mare (sopra o sotto) di inviare a Greenpeace le foto delle cose, belle o brutte, che ha potuto incontrare nel Santuario all'indirizzo santuario@greenpeace.it mailto:santuario@greenpeace.it> . Le pubblicheremo nel nostro sito perché vogliamo far vedere, a chi dovrebbe tutelare il Santuario (Italia, Francia e Monaco) quanto c'è di bello nel Santuario e qualirischi corre questo spicchio di mare così importante da essere stato inserito nell'elenco delle Aree Specialmente Protette d'Interesse Mediterraneo (ASPIM) del Protocollo ASPIM della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo. Come forse sai domami sarò a Marelba, invitato dai miei amici elbani a parlare di Mare e di Greenpeace. Non mancherà un accenno alle "nostre" balene.


balena 2

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