”L’investimento è di quelli importanti” commenta l’assessore alle politiche sociali e vice presidente della Toscana Angelo Passaleva. Si tratta di oltre trentasei milioni di euro in tre anni, che potrebbero diventare quarantadue e a cui si aggiungono altrettante risorse degli enti locali, destinati a risanare e ristrutturare fabbricati, anche di proprietà privata (soprattutto del privato sociale), dove accogliere centri e servizi destinati ai disabili, ai minori, agli anziani, agli immigrati e ai nomadi, alla famiglia e ai giovani. Un investimento complessivo che supererà dunque i settanta milioni di euro, per progetti finanziati al 50 per cento con gli enti locali. La proposta della giunta dovrà ora passare all’esame del consiglio. “Un’attenzione particolare sarà riservata alla riqualificazione e al potenziamento dei servizi alla persona in zone di particolare disagio sociale - spiega Passaleva - dove più alto è il tasso di povertà, in aree rurali svantaggiate o di degrado urbano. Ma un po’ tutti i territori saranno alla fine coinvolti: a decidere sui singoli interventi saranno le zone socio-sanitarie. L’intervento potrà avere ricadute anche in termini di opportunità lavorative, a partire proprio dai soggetti più in difficoltà”. Venticinque milioni e 820 mila euro arriveranno dal programma straordinario di investimenti 2003-2005, il più grande da quando la Regione è stata istituita nel 1970 (i primi 10 milioni e 330 mila euro da investire già nel 2003, altrettanti nel 2004 e 5 milioni e 160 mila euro nel 2005), altri 10 milioni e 540 mila euro (più di cinque milioni ad anno) sono fondi accantonati con il piano integrato sociale regionale 2002-2004. Ulteriori 5 milioni potrebbero aggiungersi nel 2005. Sarà data la priorità ai progetti cantierabili entro i prossimi due anni e da completare comunque per il 2005. I finanziamenti saranno concessi solo a strutture che abbiano un vincolo di destinazione per almeno venti anni. Saranno privilegiati gli interventi a favore dei disabili. Per gli anziani non sono previsti investimenti sulle Rsa, le residenze sanitarie assistite, bensì per centri diurni e servizi comunque non residenziali. “Questo – sottolinea Passaleva - per incentivare la loro permanenza in famiglia”.