Mi passavano e ripassavano davanti, un po' le guardavo direttamente un po' nel display della digitale con la quale scattavo immagini, ero come ubriacato dalle evoluzioni di quelle enormi vive cose. Per essere lì avevo bucato una conferenza stampa, e non mi importava niente, di lì a poco avrei avuto un altro importantissimo impegno di lavoro, e me ne fregava pure meno. Finché ricordando che c'é chi ammazza quei miracoli per mangiarseli, mi è venuto da pensare che avrei dato volentieri un paio di calci nel culo ad un giapponese. Proprio in quella arrivava Paolo Mercadini che mi faceva delle domande a telecamerina spianata, e mi ricordava un episodio che già conoscevo, ma che avevo, chissà perché, rimosso, mi "mentovava" (come avrebbe detto mia nonna) un racconto del tempo di guerra, di quando a Portoferraio la fame era una bestia discretamente brutta. Come oggi la balena entrò in porto ma non trovò un'accoglienza simile a quella odierna, perché, individuata quella insperata nuotante risorsa di calorie e proteine, i ferajesi dell'epoca la mandarono al creatore dei cetacei con una impietosa carica di tritolo, dopodiché ne fecero scempio. A quel punto ho scoperto che è molto più facile essere politicamente corretti a pancia piena che a digiuno.
balena 2