Impietoso Blob riproponeva l'immagine di Gianfranco Nunzio Filogamo Fini, che, come al solito, arrogante con buona educazione, supponente con grazia e ringalluzzito perchè la CDL aveva vinto in una tornata elettorale dopo aver perso per 6 (leggasi sei) volte consecutive, contestava ad una interlocutrice che il documentario sui preti pedofili americani "protetti" dal Vaticano era stato una spesa inutile perché non sarebbe stato mai trasmessoe subito dopo brani di "anno zero" in cui si vedevano sequenze del documentario in questione, messo in onda 48 ore dopo l'affermazione dell'apodittico delfino di Almirante rifatto in salsa democratica. A noi Santoro in linea generale NON piace, troppo protagonista, troppo debordante dal suo ruolo di informatore, troppo narciso, troppo aggressivo. Ma stavolta ha compiuto un'operazione corretta ed encomiabile, vanificando la certezza di censura preventiva di Fini e dando alla controparte tutto lo spazio necessario per difendersi da accuse (o dobbiamo dire fatti?) di una inaudita gravità. A ripensarci è ben strana quest'Italia che si beve anzi s'ingozza la favola delle orchesse-maestre d'asilo, la tragica fanfaluca delle cinque donne pedofile concentrate in un borgo degli orrori (che veramente tale è per il paranoide impazzimento di massa che vi si verifica) e si scandalizza perché dei preti (maschi ovviamente) vengono accusati di pedofilia sulla base di, ci pare, un molto più serio lavoro d'indagine. Questo, quando la letteratura scientifica dice che è molto raro riscontrare pedofilia in una donna (figuriamoci in cinque e tutte concentrate in uno sputo di paese) e quando le cronache giudiziarie ci hanno proposto (e c'è pure chi pensa alla punta di un iceberg) reiteratamente casi di quella devianza tra i religiosi. Scusateci tanto se, nel dubbio, laddove riscontrassimo un turbamento in un pargolo a noi vicino, andremmo a dare molto prima una controllata al prete che alla maestra.
Gianfranco Fini