Per i dipendenti Esaom è stata la giornata più lunga, ma c’è ancora da attendere e soffrire prima di sapere quali saranno le sorti dei 24 lavoratori colpiti dal provvedimento di licenziamento. Per ora si è arrivati ad una sospensiva. 20 giorni di tempo (in cui non gireranno le lancette degli orologi, perché allo scadere del settantacinquesimo giorno dal ricevimento delle lettere i lavoratori andrebbero definitivamente a casa) per tentare di trovare un accordo onorevole tra le parti. Il venerdì teso era iniziato con il trenino del giro turistico, i dipendenti saliti sopra con bandiere e fischietti avevano fatto il percorso cittadino risvegliando la curiosità dei passanti. Poi l’attesa, infinita, davanti al palazzo della Biscotteria dove i sindacati di Uilm, Cisl e Fiom, insieme alle Rsu dell’azienda, i dirigenti Esaom ed il sindaco Peria tentavano di trovare un accordo. Irremovibile il sindaco di fronte all’insistenza dell’azienda di portare avanti l’iter di licenziamento dei dipendenti. “Cosi non ci sono le basi per nessuna discussione” pare abbia detto il sindaco della Margherita battendo il pugno sul tavolo e dimostrando una determinazione che ha suscitato l’ammirazione, e la sorpresa, dei dipendenti. “Ci ha difesi, ci ha davvero aiutati”. Poi il lunghissimo braccio di ferro: da una parte sindacati e amministrazione che chiedevano il ritiro del provvedimento, dall’altra l’azienda che pretendeva un confronto comunque scandito dal ticchettìo degli orologi che avrebbero misurato l’avvicinarsi del fatidico settantacinquesimo giorno, buono per licenziare in tronco i 24 malcapitati. Verso sera l’accordo, un documento che sarà firmato a Livorno in Confindustria tra la proprietà ed i sindacati, un regalino di venti giorni per tentare di smontare le decisioni di licenziamento, magari ricorrendo ad altri ammortizzatori sociali come la cassa integrazione. L’azienda però dovrà dare segnali di vita, dovrà convincere l’amministrazione ed i sindacati di voler continuare la politica industriale del cantiere e non puntare a qualcos’altro, magari a speculazioni sull’area portuale e sulle eventuali trasformazioni dei volumi a terra. Come si può pensare del resto che un’azienda possa rilanciare una politica seria rinunciando alla metà dei suoi dipendenti? Se si è rivelata disastrosa la scelta di puntare sui mega yacts, pur avendo le professionalità giuste, potrà risollevare le sorti dell’azienda quella di scommettere sul rimessaggio delle gasiere della Tunisia? Non è che i giovani padroni venuti dalla pianura (Monti, Buzzoni, e Michelotti) annaspano tra capannoni e gru per alaggi domandandosi ancora cosa sia la nautica da diporto? Il sindaco Peria non ci sta a sottostare anche per un attimo al dubbio che i 24 dipendenti siano il ricatto per le concessioni che l’amministrazione potrebbe assegnare in sede di riorganizzazione del piano dei porti. “Non c'è alcuna relazione - spiega Peria - fra quelle che possono essere le attività di pianificazione future, legate non al cantiere ma tutto il fronte-mare, e lo stato di disagio e di crisi produttiva industriale e occupazionale che si è creato in questo periodo. Sono due situazioni completamente distinte questo va precisato”.
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