«E’ il luglio dell’estate del 1963 e Myriam e Parviz, insieme a un gruppo di Iraniani, sono in una stanza con la poetessa Forugh Farrokhzad, da poco arrivata a Roma (…) Forugh è giovane e bellissima, recita con passione i suoi versi e le parole più scandalose, con la voce resa roca e sensuale dal troppo tabacco, acquistano dignità e rigore. Non ha timore di cantare la virilità del suo amato, oppure l’ardore dei propri sensi, ma diviene malinconica quando evoca l’epilogo del suo amore e la nostalgia per la morte». Due studenti iraniani passeggiano per Roma, incrociano il proprio destino con quello del paese che li ospita e con la loro terra di origine. Vivono dal di dentro le vicende di un’Italia in continuo cambiamento, senza mai perdere contatto con la Persia, soprattutto con i dissidenti e oppositori al regime dello Scià. Quell’incontro con la poetessa è forse, inconsapevolmente, un punto di svolta definitivo, soprattutto per la giovane studentessa in medicina: un simbolo vero, reale, per un personaggio letterario. (Forugh Farrokhzad è nata a Teheran nel 1934 dove è morta nel 1697.) Praticamente mai tradotta in Italia, ha incarnato per generazioni di donne persiane la voglia di riscatto e di emancipazione da una condizione di sottomissione psicologica, culturale, fisica, religiosa, speranza nella forza delle idee nei versi, nel cinema, nelle parole mai negate, soprattutto a se stessi. Forugh Farrokhzad continua a pubblicare i suoi versi scandalosi, a urlare al mondo la sua voglia di essere una donna che non nasconde passioni e desideri, realtà e letteratura si intrecciano con la storia che corre verso il dramma della Repubblica Islamica dell’Iran, da Reza Pahlavi all’ayatollah Khomeini, restano gli ideali di Myriam e Parviz, la grandezza di un’illusione iniziata in un Villaggio Olimpico, nel 1960, e spentasi alle soglie di una rivoluzione sognata e poi negata nella sua aspirazione di libertà. Oggi un altro ragazzo iraniano ripercorre le strade di una città che è memoria. Le assemblee nelle università, le discussioni animate nelle sezioni di partito, la politica fatta anche di scontri, ma soprattutto di idee, l’aspirazione di cambiamento che nasce prima di tutto dal cuore, ricordi che si sovrappongono a quelli di un nonno provato ma mai deluso, e le foto di uno studente in ingegneria, i baffi lucidi, lo sguardo nel mondo che ha sognato, e di una ragazza addolcita da un filo di rossetto come ora non si potrebbe più, pronta fino all’ultimo respiro a non rinnegare il ricordo di un incontro nel luglio del ’63 con una poetessa che decise di fare politica urlando il suo diritto di essere donna. Come ora non si può più. nella sezione Il libro la recensione completa
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