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Bijan Zarmandili L’ESTATE E’ CRUDELE

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 01 giugno 2007

«E’ il luglio dell’estate del 1963 e Myriam e Parviz, insieme a un gruppo di Iraniani, sono in una stanza con la poetessa Forugh Farrokhzad, da poco arrivata a Roma (…) Forugh è giovane e bellissima, recita con passione i suoi versi e le parole più scandalose, con la voce resa roca e sensuale dal troppo tabacco, acquistano dignità e rigore. Non ha timore di cantare la virilità del suo amato, oppure l’ardore dei propri sensi, ma diviene malinconica quando evoca l’epilogo del suo amore e la nostalgia per la morte». Due studenti iraniani passeggiano per Roma, incrociano il proprio destino con quello del paese che li ospita e con la loro terra di origine. Vivono dal di dentro le vicende di un’Italia in continuo cambiamento, senza mai perdere contatto con la Persia, soprattutto con i dissidenti e oppositori al regime dello Scià. Le Olimpiadi del ’60, le repressioni di Tambroni, poi Valle Giulia e piazza Fontana. Myriam e Parviz assistono con stupore e con emozionato coinvolgimento, incontrano operai e universitari, vivono con tenero pudore il loro amore da “occidentali in prestito”. Quell’incontro con la poetessa è forse, inconsapevolmente, un punto di svolta definitivo, soprattutto per la giovane studentessa in medicina: un simbolo vero, reale, per un personaggio letterario. (Forugh Farrokhzad è nata a Teheran nel 1934 dove è morta nel 1697.) Praticamente mai tradotta in Italia, ha incarnato per generazioni di donne persiane la voglia di riscatto e di emancipazione da una condizione di sottomissione psicologica, culturale, fisica, religiosa, speranza nella forza delle idee nei versi, nel cinema, nelle parole mai negate, soprattutto a se stessi. Zarmandili pare quasi nascondere un omaggio a questa donna straordinaria, in ogni pagina del suo libro, nei gesti di tutti i giorni fra innamorati, nei mille dubbi di chi deve fare scelte definitive, nella consapevolezza che niente è vano se frutto di grandi passioni, siano esse verso qualcun’ altro o per una grande idea, nessuna rinuncia, anche la più lacerante, sarà mai assoluta se il cuore continua a battere e la mente a oltrepassare lo spazio e il tempo. Ed ecco che l’attesa e la lontananza sono solo condivisione di emozioni, la presenza non vincola, l’assenza però segna. Parviz vede suo padre invecchiare nei suoi ricordi, ma non cessa un attimo di amarlo, soprattutto non lo abbandona mai l’incertezza che possa non essere capito, non sapersi realizzato con i suoi sogni. Ma il dubbio lo rende più forte, scolpisce dentro di sé la consapevolezza di voler essere più che uno studente in ingegneria, a qualunque costo; Myriam non torna indietro, Roma è solo una tappa, un lungo, inevitabile episodio, nella sua vita di donna, nella sua vita di impegno politico, nella sua, brevissima, vita di madre. Solo un filo leggerissimo sembra sostenere esistenze fragili forse nei gesti, ma non nelle motivazioni, Roma è ormai molto lontana, sempre più distante da Teheran, ma la passione non si consuma, la definitività di una scelta alla Stazione Termini, a Ponte Milvio, le emozioni dei film di Antonioni, si rinnovano attraverso la frontiera curda, nella terra di Persepoli violentata da nuovi conquistatori, spazio e tempo si annullano nella volontà di non cedere alla rassegnazione, qualunque sia il prezzo da pagare. Forugh Farrokhzad continua a pubblicare i suoi versi scandalosi, a urlare al mondo la sua voglia di essere una donna che non nasconde passioni e desideri, realtà e letteratura si intrecciano con la storia che corre verso il dramma della Repubblica Islamica dell’Iran, da Reza Pahlavi all’ayatollah Khomeini, restano gli ideali di Myriam e Parviz, la grandezza di un’illusione iniziata in un Villaggio Olimpico, nel 1960, e spentasi alle soglie di una rivoluzione sognata e poi negata nella sua aspirazione di libertà. Oggi un altro ragazzo iraniano ripercorre le strade di una città che è memoria. Le assemblee nelle università, le discussioni animate nelle sezioni di partito, la politica fatta anche di scontri, ma soprattutto di idee, l’aspirazione di cambiamento che nasce prima di tutto dal cuore, ricordi che si sovrappongono a quelli di un nonno provato ma mai deluso, e le foto di uno studente in ingegneria, i baffi lucidi, lo sguardo nel mondo che ha sognato, e di una ragazza addolcita da un filo di rossetto come ora non si potrebbe più, pronta fino all’ultimo respiro a non rinnegare il ricordo di un incontro nel luglio del ’63 con una poetessa che decise di fare politica urlando il suo diritto di essere donna. Come ora non si può più. Bijan Zarmandili L’ESTATE E’ CRUDELE Feltrinelli Euro 14,00 Forugh Farrokhzad Il mio amato Il mio amato con quel corpo nudo sfrontato stava come la morte sulle sue gambe possenti. Impazienti linee curve seguivano i suoi lombi ribelli nei loro disegni fermi. Il mio amato sembra perso da generazioni come un tartaro nel costante agguato di un cavaliere nell'abisso dei suoi occhi. O un berbero trafitto dal sangue caldo di una preghiera nel fresco bagliore dei suoi denti. Il mio amato come la natura ha un franco ineluttabile concetto approva l'onesta legge del potere con il mio fallimento. E' selvaggiamente libero come un sano istinto nelle profondità di un'isola deserta. Toglie dalle scarpe la polvere delle strade con i brandelli della tenda di Majnun. Il mio amato sembra sia stato straniero dall'inizio della sua esistenza come un dio in un tempio nepalese. E' un uomo dei secoli passati una reminiscenza della bellezza originaria. Nel suo spazio come nel profumo dell'infanzia costantemente risveglia memorie innocenti. E' come un'allegra canzone popolare piena di barbarie e nudità. Ama sinceramente le particelle della vita le particelle della polvere il dolore dell'Uomo il dolore puro. Ama sinceramente un vicolo fiorito del villaggio un albero un gelato una corda da bucato. Il mio amato è un uomo semplice. Un uomo semplice che io ho nascosto nella spaventosa regione delle meraviglie in mezzo alla macchia dei miei seni come l'ultimo segno di una religione felice. (Tradotta dall'inglese da Mia Lecomte