In occasione della settimana della cultura, due opere di Marcello d'Arco sono esposte temporaneamente presso la Pinacoteca Foresiana, alla De Laugier, in una sala dove vengono messe a confronto altri due quadri che molti elbani avranno ben presenti per essere stati raffigurati nelle copertine dei libri dedicati a Portoferraio e alla storia dell'Elba. Si tratta di “Prospettiva di Portoferraio” di un Anonimo del XVIII secolo, probabilmente risalente al periodo 1705-1710, di proprietà di Marcello Pacini, nel quale la città è vista a volo d'uccello e sono evidenti le linee geometriche delle fortificazioni medicee. L'atro è un quadro di Giuseppe Maria Terreni (1739-1811) , “Prospettive delle fortificazioni di Portoferraio dalla parte di terra”, che rappresenta una visione abbastanza insolita, dal Forte Inglese verso il fronte d'attacco. Interessante l'operazione culturale di Marcello D'Arco che, ispirandosi a queste due opere, ma non solo, ne riprende la prospettiva rivisitandole in chiave moderna e personalissima, secondo il suo stile geometrico e surrealista. Intanto, di fronte alle grandi dimensioni dei quadri settecenteschi, D'Arco propone dei pannelli di legno stretti e lunghi. L'opera “Prospettiva” è un dittico ed è significativa la scomposizione dei piani con la Porta a mare rosata in posizione singolare che risalta sullo sfondo blu dominante la totalità del quadro, con l'eccezione dei forti all'altezza del Molo del Gallo che si tingono di bianco. “Fronte d'attacco” si rifà all'opera del Terreni e rappresenta una visione un po' più cupa rispetto all'altro “quadro blu”, probabilmente per l'uso dei colori scuri, del marrone della terra da cui si ergono e quasi sembrano appoggiarsi le fortezze biancastre, schiacciate da un cielo plumbeo. L'immagine della città felice e vissuta di “Prospettiva” contrasta quindi con l'aspetto austero e militaresco di “Fronte d'attacco”, a conferma di ciò che già nel '600 diceva il Cardinale di Retz, descrivendo Portoferraio: “La sua forza supera il suo splendore” . D'Arco si ispira anche al Boccioni de “La città che sale”, ma anche ad altri artisti e i riferimenti letterari frullano nella sua mente a completare le suggestioni nella definizione della città perfetta. Con la sua opera D'Arco rende omaggio ai pittori del passato che hanno saputo cogliere la bellezza della darsena, naturale cavea teatrale e scenario degno di essere rappresentato. Il pittore resta affascinato dal substrato culturale della città, dal suo reticolo di strade, dall'universo di figure geometriche lasciateci in eredità dagli abili architetti del Cinquecento. Lancia una sfida e un invito agli artisti affinché possano cogliere i segreti della città ideale del Rinascimento, svelandone i misteri nascosti. E' una città intrigante per Marcello D'Arco, dove la luce cambia con il passare delle ore, posandosi sulle fortezze, un'illuminazione “occidua” come la definiva Mario Foresi e la sfida dell'artista sta nel coglierne le varie tonalità per valorizzare al massimo il fascino della Città di Cosimo.
Marcello D'Arco Fronte d'attacco
Marcello D'Arco Prospettiva Pinacoteca
Marcello D'Arco Piccola