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A Sciambere – Civette

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 02 giugno 2003

Non è che sono un nemico dichiarato del Tirreno ma la distanza planetaria fra la civetta di oggi e l’articolo contenuto all’interno della pagina elbana è plateale. Non dico che la notizia andava “ tenuta segreta “ per carità, ma lo stesso tono distensivo e rassicurante che si ritrova nell’articolo (una specie di favata influenzale) andava mantenuto anche nella civetta. Non puoi dire, come tante volte hai ricordato; Scoppiate sette bombe alle Ghiaie (civetta) erano state lasciate sotto al sole e la crema aveva fermentato (contenuto dell’articolo) La civetta ci chiama alla tragedia incombente, la fine del turismo e la morte per tutti, e che morte, l’articolo ci rassicura. Cosa ne pensi ? Non si poteva “ civettare “ un po’ di meno? Bruno Paternò Sì, si poteva, ma rovesciamo i termini: i giornalisti elbani (tutti), hanno saputo trattare bene una notizia molto rognosa, poi chi ha deciso quella civetta, ha avuto un piccola caduta di stile. Non tanto sulla SARS che era dichiarato falso allarme, ma sulla seconda riga, quella dell’ospedale bloccato. Ma la domanda che mi pongo e ti pongo è: perché i giornali (tutti) tendono a civettare? Non sarà che così facendo tendono ad adeguarsi ad un mercato che chiede prodotti sempre più scadenti (Leggi: catastrofistici, morbosi, sanguinolenti, pettegoli)? Non faccio il discorso del popolo-bue ma a ragionare di civette si rischia di andare lontano. Prima di tutto mi viene una domanda: perché una popolazione massacrata da una TV (intesa nella somma dell’emittenza) che per il 95 % del tempo di trasmissione totale è catastrofica, violenta, morbosa, ignorante, caciarona, sanguinolenta, pettegola e idiota dovrebbe poi cercare in massa giornali equilibrati colti e distaccati? Accidenti, Bruno mi sa che ci siamo incartati in un ragionamento serio, cerchiamo di alleggerire vedendo come problemi di civetta ce l’hanno un po’ tutti. L’altro giorno sono capitato a mangiare con un ospite dell’Elba in un posto, che nella civetta aveva scritto: “Ristorante”. Ne sono uscito ingobbito per “legnata” che mi avevano dato e la riflessione che se al posto del dolce mi avessero servito un carpaccio fatto con le palle del sedicente cuoco, avrei mangiato meglio e con moltissima maggior soddisfazione. Ti ricordi la vicenda della signora di qualche settimana fa che tanta bella promozione ci fece con “Mi manda RAI 3”? Lei sulla civetta aveva trovato scritto “Appartamento” a lettere cubitali ma forse non aveva letto sotto piccolo piccolo come nei contratti assicurativi: “da suini”. Digressione: mi spieghi perché appena sento pronunciare termini come “assicurazioni”, “socialista”, “condominio”, “berlusconi”, “commercialista”, mi tasto con un riflesso condizionato la tasca per sentire se c’è ancora il portafoglio? Fine della digressione. Le civette menzognere dicevamo, pensa un po’ tempo fa passai la soglia di una porta sulla cui civetta era scritto: “Assessore” mentre se avesse rispettato il contenuto dell’articolo all'interno avrebbere dovuto recitare: “Enorme Fava col Tonchio”