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L'Elba che fa tanto poco per il turismo morbido su due ruote

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 23 maggio 2007

Su Repubblica del 16 maggio è uscito un articolo di ben 3 pagine sul cicloturismo. Parla dettagliatamente di quanto realizzato in Trentino e in altre località turistiche. All’Elba stiamo per prendere in ritardo l’ennesimo treno per lo sviluppo turistico che metaforicamente ha la forma di una bicicletta. L’ennesima battaglia di retroguardia ci vedrà impegnati per non perdere clienti su un terreno che avrebbe dovuto già vederci protagonisti e grazie alla bellezza dell’isola, sicuri primatisti per una fascia di turismo che definirla di nicchia è abbastanza improprio. L’isola che 16 anni fa mise in campo un parco di 300 biciclette presso gli alberghi per i propri ospiti grazie al progetto Elbambiente, l’isola che ospitò la partenza del Giro d’Italia; l’Elba che ha ospitato persino una gara di Coppa del Mondo di Mountain Bike, disciplina divenuta poi olimpica. L’Elba si sta trovando quasi per caso ancora passivamente interessata dal movimento del turismo escursionistico in bicicletta e mountain bike. Mancanza di sensibilità delle pubbliche amministrazioni, di infrastrutture e di promozione specifica dell’uso della bicicletta sul territorio sembrano indicare una sottovalutazione della splendida possibilità offerta da questo semplice mezzo di trasporto. Portoferraio sta cominciando a muovere i primi colpi di pedale per la mobilità urbana, ma nel resto dell’isola ben poco è stato fatto per creare davvero una cultura della bicicletta. All’Elba esistono 5 smilzi chilometri di pista ciclo-pedonale per raggiungere le spiagge di Marina di Campo e Lacona. Una curiosità di turismo locale, a Fetovaia, una delle spiagge più belle dell’Elba, in questa seconda metà di maggio gli alberghi sono tutti esauriti… non da bagnanti in cerca di tintarella ma da centinaia di ciclisti e loro accompagnatori. Strano? Direi di no, a leggere i dati del Trentino dovremmo fare qualche seria riflessione sulla gestione e manutenzione della sentieristica elbana e su come male usiamo l’auto in tema di spostamenti urbani, un tema di attualità grazie a qualche recente provocazione di Mario Tozzi, presidente del Parco Nazionale. Nel 2004 cominciai con l’aiuto di diverse società sportive locali a interessarmi del potenziale che l’Elba poteva offrire per gli Sport Outdoor. Dopo infinite riunioni credevamo che l’idea fosse passata a vari livelli, persino in Regione, ci sbagliavamo; le tante manifestazioni in calendario all’epoca stanno assottigliandosi di numero e senza sostenere l’opera di volontariato delle piccole società sportive elbane che hanno organizzato tanti eventi agonistici avremo sempre meno “notorietà” indotta dal passaparola. La bicicletta all’Elba è considerata in tenera età un giocattolo, da adolescenti viene abbandonata per lo scooter e da adulti diventa un “attrezzo” sportivo. Si deve invece interpretare la bicicletta anche come un vero e proprio mezzo di trasporto, permette di muoversi in libertà e, su di un territorio insulare, di fare turismo per poter puntare su di un bacino di utenza pari alla metà della popolazione Europea; da notare che per i paesi del nord si arriva a percentuali plebiscitarie di abituali utilizzatori della bicicletta (Danimarca e Olanda) Siamo davvero così sicuri che il turismo escursionistico delle biciclette non ci interessi? Basta vedere se davanti ai Municipi elbani ci sia una rastrelliera per il loro parcheggio per capire il grado di sensibilità delle amministrazioni pubbliche di sfruttare l’opportunità offerta da questi semplici mezzi per la mobilità urbana e per il turismo. In città come Parma o Ferrara la bicicletta è insostituibile persino di inverno; a Copenaghen e Amsterdam la bici è uno “stile di vita” e viene usata anche con la neve, un mezzo di trasporto che i nostri ospiti estivi vorrebbero poter usare per spostarsi nei percorsi albergo/spiaggia/shopping o per visitare i sentieri dell’interno dell’isola e magari traghettarla gratuitamente e non a 5 euro come richiesto attualmente. Sui traghetti olandesi la bicicletta non paga alcun biglietto. Citare il Trentino che si è mosso sin dal 1988 su questo “sentiero” potrebbe apparire poco corretto per le dimensioni del territorio e il livello di organizzazione ormai raggiunto, basti citare l’esistenza dei primi “BiciGrill” funzionanti per offrire assistenza tecnica e ristoro ai turisti in movimento sulle strade bianche. Esiste anche un progetto “Family Biking” per unire il Lago di Garda alle Dolomiti. Gli ulteriori esempi delle isole Canarie e della Spagna, paese che ci ha sopravanzato nelle graduatorie turistiche in Europa, servirebbero solo come indicatori di una tendenza internazionale sempre più in crescita. Serve un esempio più limitato geograficamente? Vediamo allora quello che viene svolto da un piccolo comprensorio di paesi svizzeri del Lago Maggiore con epicentro in un paese dal nome un po’ strano Gambarogno. Lo avete mai sentito? Se non lo conoscete leggete queste ultime righe. Del comprensorio fanno parte 9 piccoli comuni. Con 30 alberghi, 1 campeggio e 2000 seconde case in affitto muovono ben 950.000 presenze, pari a poco meno di un terzo delle presenze ufficiali dell’Elba. L’Ente per la valorizzazione del Turismo del comprensorio impiega 3 dipendenti, l’ente gestisce attraverso il Pool Sentieri il lavoro di 4 operai per la manutenzione di ben 200 chilometri di sentieri pedonali e ciclo-pedonali, sentieri lungolago ma anche di vera montagna; il Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’ente è un libero professionista prestato alla collettività, il Dott.Remo Clerici ha un compenso di ben 1.500 euro annui! Nell’area si trova anche un’importante “zona umida” protetta, le Bolle di Magadino. Confrontando questi numeri con l’Elba e pensando al denaro assorbito dai nostri Enti locali per spese di struttura, stipendi e affitti, e non per interventi di promozione e manutenzione, c’è da chiedersi chi abbia fatto le scelte amministrative e di indirizzo più giuste per perseguire un obbiettivo di sviluppo economico unito a una rigorosa gestione delle risorse finanziarie garantendo al contempo un’ottima tutela ambientale. In un’isola che vive di turismo e facente parte di un Parco Nazionale dovrebbe essere strategica la soddisfazione di un turismo responsabile e sostenibile come quello rappresentato dai ciclisti (e dove passa una bici passa un pedone o un escursionista a piedi)… ma è davvero quello che stiamo facendo? Con quale impegno e risultato? Con quali costi? Con quali investimenti? Con quali prospettive? La bicicletta sta rivoluzionando da un decennio la vita di intere città e caratterizzando vaste aree turistiche mentre all’Elba si fa ancora fatica a muoversi in questa direzione ormai chiara ad amministratori locali e a milioni di cittadini e turisti di tutta Europa. L’eco dell’appello del Ministro per la Cultura e Turismo Francesco Rutelli di un “Italia in bicicletta” arriverà sospinto da qualche brezza all’orecchio di qualche sindaco elbano, del direttore dell’APT e del Presidente del Parco o si fermerà a mezzo canale? “Buon pedale a tutti”


bici rettangolare

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