Direte, ancora una volta? Eh sì ci troviamo di nuovo nella condizione di dover abbaiare, non solo perché i colleghi de Lisola ci hanno bonariamente definito “cane sciolto” (lo abbiamo preso come un complimento) ma perché ancora del canile ci troviamo a trattare. Partiamo da una riflessione amara ed in buona fede che abbiamo sentito fare ad alta voce da un conoscente: “.. con questa storia del Canile ci abbiamo rimesso tutti…” Stavamo già annuendo quando proprio in quel momento l’occhio ci è caduto su un brano dell’intervista a Michele Alessi sul Tirreno, quello in cui si parlava degli 85 milioni di lire che dovranno essere corrisposti all’autore del progetto del canile a S.Martino, precipitosamente abbandonato per cause di pressione maggiore. Il giovinotto progettante, peraltro molto legato professionalmente ad un virgulto della migliore agenia rotaryana, rappresenta l’eccezione, lui davvero non ci ha rimesso se per il progetto di un canile si vedrà corrisposto quello che noi guadagniamo in circa tre anni di onesto servizio presso un ente pubblico. Minchia! (poffarbacco!) ci è venuto da osservare un canile da 85 milioni di progetto deve essere un canile griffato, una cosa da Renzo Piano, Paolo Portoghesi o un altro “mostro sacro” dell’architettura. Dopo esserci domandati quanti cani e per quanti giorni si sarerebbero mantenuti con 85 milioni al vecchio provvisorio canile, siamo approdati ad un pensiero finale, i Rotaryani potranno essere molto simili tra di loro, ma i loro figli possono tra di loro differire. Qualcuno come Andrea Tozzi si è spesso adoprato per raccattare gratuitamente la merda dei cani (signora non svenga che non abbiamo i sali d’ammonio), qualcun altro come un novello Re Mida ha saputo trasformare le canine deiezioni (va meglio signora?) in oro, moneta, valsente, quadrini. E nessuno realmente che degli sprechi si vergogni.