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A sciambere delle magnifiche sorti e progressive del partito democratico

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 11 maggio 2007

Egregio direttore, ammetto che, almeno qui all’Elba, che è sempre stata in controtendenza, sia difficile uscire dai ranghi(locali), specialmente dopo una lunga e, spesso tormentata, militanza, prima nel PC, poi nel PDS ed infine nei DS e magari buttarsi nell’avventura generosa e spaesante del partito Democratico,in perfetta coscienza.Si rischia di non farsi più salutare, di essere considerato tra la sinistra dei carini e fru-fru, mentre si pensa invece che la vecchia struttura possa finalmente saltare, rinnovarsi, diventare meno asfittica pur nel calambur degli”equilibri più avanzati”, di lontana memoria(per chi ne ha). E’ facile ironizzare del non voler morire democristiani, ma neppure fessi e certo un progetto nuovo ci voleva, era nell’aria, l’aspettavamo, anche in quell’aria rarefatta delle “camarillas”, in quell’afrore di imbalsamazione irrespirabile a cui era ridotta la politica locale ed in parte quella nazionale. “Inopinatamente non fu scelto l’infausto dibattito”, mercimonio per i signori delle “tessere”(in senso lato) e delle “servitù prediali”. Forse sarà superfluo chiarire che nessuno prevede sfracelli, nessuno non può non vedere le difficoltà che a breve incontreremo, di quale portata siano e di quale gravità. Una cosa rimane: il senso di appartenenza, la “gemeinwesen”, la cosiddetta essenza comune, appartenenza di cui nessuno ci può espropriare,di cui nessuno, sventolando una falce e martello o qualsiasi altro làbaro pittoresco e paleo-politico ci può rinfacciare, invece di consegnarlo alla storia ed alla comunità degli affetti. La famosa egemonia culturale che tanto ci contesta la destra è finita in un vagito debole e poco persistente se non nei suoi simboli e feticci, nelle sue amache. In questo momento critico nel quale mai si parla di PROGETTO, di FUTURO, di qualcosa che animi tutti coloro che credono che l’uomo non sfrutta l’uomo, ma sia suo fratello e compagno, Fassino ha un progetto. Io, che ho seguito tutte le metamorfosi, non mi lascio sfuggire questa..... Fosse la volta buona.... Savino Carone Auguri, Permetta però ad un cavernicolo come chi me scrive che si ostina a definirsi comunista (come gli Esseni presso i quali forse Gesù Nazzareno soggiornò prima di iniziare a predicare, come le comunità protocristiane, come i seguaci di Fra' Dolcino, quelli di Davide Lazzaretti ed i Comunardi) semini un picciolo granulo di incertezza sul suo risoluto cammino verso le magnifiche sorti e progressive del partito democratico e della nazione. Gli è caro Savino che nulla di (assolutamente) nuovo c'è sotto il sole e che "La ricchezza delle nazioni" fu scritta assai prima del "Manifesto dei Comunisti", che la Democrazia Cristiana l'avevano già creata in altri tempi, e che capeggiati da quell'uomo di filiforme ingegno che è Fassino, mi pare siate proiettati avanti verso un passato luminoso ma assai diverso da quello che è la storia del PCI. Bando alle nostalgie Savino, non si può cantare l'"Internazionale" sull'aria di "C'eravamo tanto amati"


fassino piero

fassino piero