Ci aveva aiutato con la sua personale memoria a ricostruire il filo tragico ma necessario degli anni in cui, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i soldati italiani vennero condotti come traditori nei campi di lavoro nazisti, rifiutandosi di cedere al ricatto della libertà in cambio della loro adesione alla Repubblica di Salò. Lo avevamo ascoltato con infinito rispetto ricomporre i suoi ricordi tramandati a voce, con una leggera malinconia per non essersi mai sentito chiamare Partigiano dai libri di storia, che riservavano l’appellativo soltanto a chi aveva fatto resistenza attiva. Uberto Cardenti si è spento improvvisamente a Capoliveri all’età di 84 anni, portandosi via quella memoria preziosa che gli ha reso la vita ricca e tragica nello stesso momento. Per ricordarlo non vorremmo usare la parola “martire” con la dolciastra accezione comune, bensì nel suo senso etimologico di “testimone” di un pezzo di storia per noi lontana, ma che continua a ripetersi mutando soltanto le coordinate geografiche. Non lo avevamo incontrato di persona il signor Uberto, ci aveva raccontato della sua prigionia a Berlino attraverso i fili del telefono, ma quando ci disse: “Adesso che è finita mi fa piacere contribuire a ricostruire un pezzo storia di quegli anni tragici”, lo avevamo immaginato nella piazzetta di Capoliveri impegnato nel suo onesto e doveroso compito di “manutenzione ordinaria” della memoria collettiva. Alcuni passaggi del suo racconto sulla prigionia ci avevano raggelato: “Lavoravamo 12 ore di seguito, il cibo era così scarso che andavamo in bagno una volta a settimana”. E ancora: “Ci chiesero subito appena arrivati se volevamo andare a combattere per la Repubblica di Salò, in cambio della liberazione. Non accettammo, non accettai neanche quando dagli 82 chili che ero mi ritrovai a pesarne 48, con la divisa e gli zoccoli. Un giorno il Sergente- continuava il racconto del Signor Ubaldo - ci convocò e ci disse chiaramente che potevamo andare a combattere nelle file dell’esercito fascista, che stava a noi decidere. Ma aggiunse anche: chi oltrepasserà quel cancello avrà tutto il mio personale disprezzo. Nessuno si mosse.” La scomparsa del Signor Cardenti ha destato rammarico e cordoglio in Paese, numerosi sono stati coloro che hanno voluto manifestare alla famiglia la loro partecipazione, tra le altre si segnala anche la testimonianza del gruppo consiliare di “Capoliveri Democratica”.
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