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Operazione Marata, spunta una pista somala

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : sabato, 21 aprile 2007

Fa un certo effetto trovare il nome dell’isola d’Elba, per più di una volta, nelle 117 pagine della relazione del secondo semestre 2006 della Dia (Direzione Investigativa Antimafia). Dell’operazione MArata si è scritto di tutto di più, ma sebbene la relazione risulti piuttosto sintetica rispetto ai particolari forniti dagli inquirenti durante gli arresti, emerge una novità importante. Una pista somala. A pagina 63 della relazione si legge: “Una delle principali caratteristiche del modus operandi di tale soggetto (Giovanni Marandino ndr), già emersa dall’avvio delle investigazioni, è risultato essere il ricorso a minacce verso le vittime di usura e l’uso sistematico di prestanome, attraverso i quali era possibile gestire un consistente patrimonio, strutturato anche su notevoli interessi in villaggi turistici in Kenia e in società sul territorio somalo”. Oltre al villaggio turistico in Kenia in società con un medico che aveva prestato servizio anche all'ospedale di Portoferraio, di cui si parlò poco dopo l'arresto, Giovanni Marandino risulterebbe socio in una ditta di import-export di pesce dalla Somalia, un paese assai tormentato dove, soprattutto negli ultimi tempi di guerriglia generalizzata tra bande armate, non sarebbe il posto migliore per intessere proficui rapporti commerciali. Per ora gli inquirenti non si pronunciano, ciò che interessa, al momento, non è tanto la natura della società, quanto l’entità dell’investimento da parte del boss camorrista. Ma la suspence non manca, dal momento che oltre all’ex procuratore dell’Antimafia Pierluigi Vigna, anche il generale della guardia di finanza di Firenze, Giorgio Toschi, ha annunciato ulteriori sviluppi, anche eclatanti.


Marata  1 a Concia di terra

Marata 1 a Concia di terra