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La proposta di Bosi: Tutta la costa elbana in Area Marina Protetta, ma in fascia "D"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 15 aprile 2007

Il sindaco di Rio Marina, Francesco Bosi, ha scritto ieri ai colleghi elbani, rappresentando loro la sua proposta sulle aree marine protette: un approccio virtuoso all'insegna della gradualità, che consenta di proteggere l'isola dalla pesca a strascico, e di tutelare l'ecosistema e la sicurezza delle coste, verificando intanto la serietà delle intenzioni di ministero e parco, e l'attivazione dei finanziamenti per la depurazione delle acque. Mentre ciascuna amministrazione potrà, se lo ritenesse opportuno, richiedere livelli di protezione più forti per specifici e circoscritti luoghi. Questa la lettera del sindaco Bosi: Rio Marina, 13 aprile 2007 L’intenzione, non nuova, del ministero dell’Ambiente di introdurre una specifica protezione del mare dell’isola d’Elba attraverso l’istituzione di Aree Marine Protette non può essere respinta in blocco. E’ vero che quest’isola è troppo spesso oggetto di interventi dall’alto che impongono divieti, limiti e vincoli senza che, a fronte di essi, corrispondano impegni di spesa e sostegni alle esigenze più vitali. C’è insomma una sorta di atteggiamento autoritativo che gli elbani ed i loro rappresentanti istituzionali subiscono forse con troppa rassegnazione. Troppo poco si fa, da parte dei livelli di governo superiori, solo per citare alcuni esempi, per le problematiche dell’approvvigionamento idrico, della depurazione delle acque, dello smaltimento dei rifiuti e dei trasporti pubblici. Le amministrazioni comunali ed i cittadini dell’Elba hanno sempre dovuto pagare di tasca propria i sovrapprezzi della loro condizione di insularità. Ma il problema di un mare pulito esiste e, già in passato, tutte le amministrazioni comunali hanno sostanzialmente accolto l’idea di una protezione leggera di tutta la costa, di tipo D, che serve ad impedire il flagello della pesca a strascico, a condizione che vengano costruite idonee barriere che ne impediscano lo svolgimento. Questa protezione deve, altresì, poter attivare finanziamenti per la costruzione dei depuratori mancanti. Alla protezione D si possono aggiungere fasce di protezione C di fronte alle maggiori spiagge, a tutela della balneazione, troppo spesso minacciata da natanti piccoli e medi, in condizioni di pulizia e sicurezza non certo ottimali. Quello che propongo è, dunque, un approccio virtuoso alla questione, all’insegna della gradualità, che consenta di verificare la serietà delle intenzioni del ministero dell’Ambiente e dell’ente Parco. La verifica consisterà proprio nel registrare quanto si è determinati a spendere per raggiungere l’ambizioso traguardo di proteggere il mare della terza isola d’Italia, che ha quasi 150 km. di costa, ed è fortemente antropizzata con presenze giornaliere di 150 mila persone nei mesi di punta e con una media annuale di circa 3 milioni e mezzo di turisti. Una siffatta sperimentazione ha, pertanto, una valenza nazionale che può servire per un più vasto progetto relativo a tutto il litorale italiano. Eventuali più alti livelli di protezione potranno essere successivamente concordati di fronte ad un riscontro positivo della prima fase di sperimentazione. Per concludere ritengo che, ove tutte le amministrazioni comunali accettassero il livello di bassa protezione, sarebbe più agevole concertare un piano di investimenti sulle nostre coste da parte dei ministeri competenti, ed eventualmente della Regione Toscana. Ovviamente ciascuna amministrazione potrà, ove lo ritenesse opportuno, richiedere livelli di protezione più forti per specifici e circoscritti luoghi. Tanto mi è sembrato doveroso rappresentare affinché l’atteggiamento dei sindaci possa risultare omogeneo negli indirizzi di fondo, senza il ricorso a deleghe od improponibili coordinamenti, troppe volte risultanti inefficaci se non puramente strumentali.


costa nord elba panorama

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