Ieri ho visto Massimo Diaccio Marmato D'Alema che rilasciava una pettinata intervista con la solita aria affabile, se ne stava alla Farnesina non casualmente seduto un po' in tralice, non aveva nemmeno un pelo di baffo fuoriposto, lo sfondo di marmo riprendeva perfettamente il capello brizzolato, la boccuccia in avanti protesa e infastidita a culo di gallina, che sembrava sul punto di schiudersi graziosamente per dire dire: "Ora gentucola vi spiego io come si fa a perdere in maniera intelligente e come si fa ad avere torto in modo geniale". Poi ho visto Gino Strada, ripreso in un posto chissà dove, tra in culo e un po' più in là, incazzato solo come riesce ad incazzarsi chi ha ragione da vendere, coll'occhiaie, scaruffato, vestito a pipo di cane, con una barbaccia che aveva più versi della Divina Commedia, stanco da fare schifo, si sentiva che puzzava perfino dal televisore. Anche senza aprire l'audio si capiva benissimo chi tra i due agisse per l'umanità e chi pontificasse sull'umanità, chi fosse il rustico indispensabile chi il lussuoso superfluo, chi il pane al pane e vino al vino, chi il bizantino, chi la sinistra, chi in tralice.
Manifestazione emergency