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Le ragioni delle dimissioni di Bruno Paternò

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 28 maggio 2003

“Operare nel settore del turismo in queste condizioni è davvero difficile, un imprenditore si sente solo, poco supportato dalle istituzioni pubbliche locali, a cominciare da quelle che hanno tra i loro principali compiti proprio quello di far crescere l’industria turistica all’Elba”. E’ questo lo sfogo di Bruno Paternò, per molti anni membro del consiglio direttivo dell’Associazione Albergatori Isola d’Elba e adesso dimissionario. E nel suo sfogo si legge chiaramente il perché della sua scelta di lasciare l’impegno diretto nell’associazione. “Non vado via dall’Associazione Albergatori – spiega – in polemica con i suoi vertici o in disaccordo sulle scelte. Tutt’altro. Ritengo anzi che il presidente Mauro Antonini stia lavorando molto bene, così come tutto il resto del gruppo dirigente. Mi chiamo fuori perché sono stanco di scontrarmi con il muro di gomma rappresentato dal come, nelle vere stanze dei bottoni, quelle pubbliche per intendersi, si gestisce l’Elba e la sua economia”. “Quello che non funziona all’Elba – aggiunge – non è imputabile, se non in piccola parte, al mondo delle imprese che, a cominciare proprio dagli albergatori, subisce invece i danni che derivano soprattutto da inefficienze pubbliche o dallo strapotere di qualche potentato. E gli esempi potrebbero essere tanti: dall’altissimo prezzo del traghettamento per portare l’auto all’isola (non ci si lasci ingannare da trovate pubblicitarie più sconcertanti che efficaci) ad un Comune, come quello di Campo nell’Elba, che tiene per anni un ripetitore telefonico a pochi metri dalla pista dell’aeroporto causando le proteste dei piloti e la fuga di alcune compagnie aeree. E... vogliamo andare avanti? L’Elba è sporca, tutta l'isola è in disordine come una donna con il trucco ma che non si lava mai il viso. Brutture di ogni tipo involgariscono la nostra isola Verde & Blu, il festival dei calcinacci splende nel suo orrore. Ogni comune ha le sue grandi responsabilità specialmente se riferite ad un improduttivo campanilismo. Molti vanno a traino, altri muovono le acque, altri piantano pali, altri fanno querele, ma il problema non viene affrontato. Ed ancora, cosa si è fatto per migliorare infrastrutture e servizi? Da quanto tempo si parla del cattivo stato delle strade all’Elba? E i rifiuti? E l’approvvigionamento idrico? Non si riesce neanche a far mettere sul porto di Piombino un cartellone con gli orari dei traghetti, un gesto minimo di cortesia verso il turista, un servizio dovuto...” Si parla molto insomma all’Elba e si fa poco per crescere, questo sembra essere il motivo della scelta “aventiniana” di Paternò che vede dense nuvole scure sul futuro dell’economia elbana se non ci sarà una inversione di tendenza. “Ho letto ultimamente che l’Apt si compiace della previsione di crescita del 3 per cento del nostro turismo nell’estate del 2003. Secondo me invece quel 3 per cento in più va letto come un dato molto negativo poiché la congiuntura internazionale e la poca voglia di viaggiare in aereo per le vicende della Sars dovrebbero portare in un posto come l’Elba, splendido e vicino all’Europa, moltitudini di turisti. Altro che 3 per cento in più, avremmo dovuto avere quest’anno, se tutto avesse funzionato, il 30 per cento in più!” Paternò ha detto anche che un imprenditore si sente abbandonato... “Si è così – dice – e per me questo è stato più vero che per altri. L’aver denunciato negli anni le prepotenze e la mediocrità di molti potenti mi è costato querele, gravi spese e disagi, e in tribunale non puoi essere che, sostanzialmente, da solo a difenderti. Del resto anche l’Associazione albergatori si trova a fare i conti con l’inerzia altrui, soprattutto con quella delle istituzioni pubbliche. Basti ricordare quanto è successo con gli spot televisivi che abbiamo fatto trasmettere da Mediaset in primavera. A parte il coinvolgimento della Faita, nessuno si è sentito in dovere di aderire a questa iniziativa dell’Associazione Albergatori, tutto questo a danno dell’Elba poiché se ci fossero state più risorse avremmo potuto pianificare una campagna ben diversa. Dove erano in quella occasione gli enti pubblici, le categorie produttive ed il mondo delle professioni?”


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