Caro Sergio, sono finito, forse per la prima volta, nella tua rubrica "a sciambere" che più che una camera riese è una finestra elbana che spesso si occupa delle "favate" isolane. Non sono però d'accordo a trattare l'ipotesi di riapertura di Montecristo come una balla tirata lì tanto per dire. O sei stato troppo impulsivo e non hai ragionato sulla questione oppure ci divide sull' argomento ( e forse non solo su questo) una visione completamente diversa di cosa voglia dire e di cosa debba essere la protezione dell'ambiente. Per me proteggere l'ambiente non vuol dire chiuderlo alla presenza umana, ma, sintezzando, per me vuol dire regolarne la fruibilità. Solo in rari casi dove venissero dimostrate particolari emergenze ambientali, si può prendere in considerazione l'ipotesi di limitare l'accesso per il tempo strettamente necessario per superarle. Io ho sempre parlato e più volte affermato che non solo lo sviluppo ma anche la conservazione deve essere sostenibile. CONSERVAZIONE SOSTENIBILE: non è uno slogan, ma è la sintesi di una visione antropocentrica della protezione dell'ambiente: l'uomo fulcro del sistema. Per tornare a Montecristo, se non ricordo male, anche persone che tu stimi molto la pensavano come me , così come pensavamo e io continuo a pensare che sarebbe positivo aprire Pianosa anche ai subacquei. Non c'è nessun dato scientifico che dica che il mare di Montecristo e di Pianosa debbano essere interdetti. Pensa che già oggi le petroliere possono passare a 1000 metri dall'isola( che è la zona vincolata). Figurati il danno ambientale che potrebbe causare qualche subacqueo....... Certo la fruibilità deve essere regolamentata, ma non interdetta. E' solo una scelta e quando una scelta viene fatta da una Istituzione, che sia Ministero o Parco o Comune diventa una scelta politica. Fare le scelte è il compito della politica. Pensa un pò: io, che sono per scelte antiproibizionistiche (in materia ambientale)......Come è strano il mondo! Per quanto invece riguarda il referendum, voglio solo ricordarti che a Vicenza in molti, più vicini a te che a me, hanno chiesto di sentire il popolo di quella città. E si tratta di una base americana, con importanti risvolti internazionali, non di una piccola Area Marina Protetta di interesse locale. Anche qui è solo questione di volontà politica. E' chiaro che il referendum, per ora, non è altro che una provocazione, ma vuol solo dire che vogliamo partecipare come elbani, come forze politiche, ambientali, sociali e economiche ad un processo di istituzione dell'AMP che sia condiviso. Perchè a fare i capipopolo non è difficile: non l'ho fatto negli anni caldi dell'istituzione del Parco a terra vorrei continuare a non farlo. E poi ti voglio fare una domanda, se avrai la gentilezza di rispondermi, una domanda a cui anch'io trovo difficile dare una risposta ma che è la realtà:- perchè durante la mia gestione commissariale non ci sono stati rigurgiti antiparco e come mai abbiamo portato, dandone ampio risalto mediatico, l'iter di istituzione dell'Area marina quasi fino alla fine del percorso senza che ci fossero tutti i problemi che ci sono oggi? E sai perchè non abbiamo finito noi il lavoro?? Perchè nel 2004, dopo le elezioni amministrative, gli equilibri politici erano cambiati e ad un commissario espressione del Governo di allora non doveva essere permesso di fare le AMP, il Piano del Parco ecc. ecc. Ma questa è un'altra storia e avremo modo di parlarne così come avremo modo di parlare di quello che è succeso e sta succedendo a Capoliveri da tre anni a questa parte. Il tempo sarà galantuomo. Ruggero Barbetti Caro Ruggero Personalmente sono portato a giudicare gli atti amministrativi per come incidono e le persone per quello che fanno, impossibile che tu mi abbia sentito dire che una cosa non era giusta “perché l’aveva fatta Barbetti”. Ragionando poi d’ambiente sono particolarmente portato al pragmatismo al “non importa se un gatto è grigio o a strisce, basta che acchiappi i topi”. Secondo me la riserva integrale a Montecristo acchiappa i topi e i vantaggi derivanti da una riconversione alla fruibilità parziale risibili per l'economia dell'Arcipelago. Piuttosto su Montecristo sarebbe opportuno il ripristino del provvedimento del Ministro Bordon (centrosinistra) di passaggio in proprietà al PNAT che il centrodestra bloccò. Forse sotto il diretto controllo del Parco, sarebbe più difficile il verificarsi di "irrituali fruizioni" di cui probabilmente conservi memoria. Ciò premesso proverò a risponderti in ordine sparso partendo dal riconoscerti la capacita da (rara) testa pensante del centrodestra di fare un discorso di prospettiva. Certamente i tuoi due ultimi interventi sono influenzati da due fatti: la difficoltà del centrodestra e in particolare del tuo partito a ragionare intorno all’area marina protetta, con la tentazione di La Nera, chiaramente a digiuno dei termini della questione, a cavalcare quel che resta della vandea antiparco, e la necessità di non far sconfessare il buon lavoro fatto come commissario del parco nell’avviare la discussione sull’istituzione dell’Area marina protetta che, al di là delle disquisizioni sulle questioni tecniche, è una creatura politica dell’ex Ministro dell’Ambiente Matteoli che tu hai fortemente voluto e sostenuto. Per far questo tu avevi avviato, appoggiato forse malvolentieri, ma comunque sostenuto, dai comuni elbani allora in maggioranza di centrodestra, un’opera di consultazione, diffusioni di informazione con un opuscolo esplicativo molto chiaro, e purtroppo presto dimenticato, su vincoli e vantaggi di un’area marina protetta, frutto anche di buoni consulenti, magari anche di quel Mazzantini che ora difende coerentemente quelle scelte. Ma, e qui veniamo all’oggetto del contendere dell’ A Sciambere stupisce allora che tu invochi un referendum che sai bene non essere possibile. Perché sai bene Ruggero che con un referendum locale non si possono abolire tre articoli di legge di tre diverse leggi che prevedono l’istituzione dell’area marina protetta dell’Arcipelago Toscano e che un referendum locale sull’uso di un bene demaniale come il mare territoriale non sarebbe comunque possibile. E’ anche strano il richiamo all’analoga richiesta di referendum sulla base Usa di Vicenza per giustificare il referendum sull’area protetta: tu sei persona troppo avvertita politicamente per non sapere che quel referendum non si farà mai, perché mette in discussione patti internazionali dell’Italia. Naturalmente a me piacerebbe molto quel referendum, perché una città di destra come Vicenza respingerebbe la base americana, ma quel che ci piace non sempre è possibile, e a volte, purtroppo, leggi e trattati vanno rispettati; sembra che su questo si basi la democrazia. Dico di più, mi piacerebbe anche il referendum sull’area marina protetta, perché penso, e le assemblee tenute fino ad adesso lo dimostrano, che la maggioranza degli elbani alla fine sarebbe favorevole, se la cosa fosse ben spiegata. Ma mi chiedo (e ti chiedo): chi spiegherà agli elbani cosa è un’area marina protetta? Forse i consiglieri dello pseudocentrosinistra di Marciana che spacciano carte false? I muti partiti del centrosinistra Elbano? I furbastri partiti del centrodestra ieri consenzienti ed oggi cavalcanti il solito gorillaio antiparco? Oppure La Nera che tenta di cancellare il “peccato originale” matteolian-barbettiano per dare la colpa a Peria che è scavalcato a destra dal Verde Garfagnoli? Oppure lo spiegheranno i consiglieri del Parco Nazionale che hanno lasciato soli Tozzi e Mazzantini ad affrontare le assemblee mentre loro pensano alla vicepresidenza e alle poltrone della Giunta? Oppure quelle associazioni ambientaliste che sono pronte a fare l’inferno per fermare una pala eolica e chiedere le pillole anticoncezionali per i poveri cinghiali, ma si dileguano impaurite quando c’è da difendere e spiegare le ragioni di un’area protetta? Sei convinto Ruggero che questi politici e amministratori comunali sarebbero in grado di spiegare così bene cosa è un’area marina protetta, come sarebbe necessario, per far votare gli elbani in maniera serena, consapevole, informata, con la giusta e necessaria cognizione dei fatti? Sarebbero capaci di spiegare le basi scientifiche della zonizzazione di un’area marina protetta, parlare di pesca ai pescatori e di nautica ai diportisti, di immersioni ai subacquei? Caro Ruggero ho scritto che era più probabile che tu “ci facessi” perché tu sei troppo accorto per crederci, e penso che tu stia cercando di uscire da questo impiccio con una proposta ad effetto e, consentimi, con un po’ di populismo a buon mercato. E’ poi strano che la proposta venga da te che, da sindaco, l’area marina protetta l’avevi messa addirittura dentro il Piano Strutturale, che hai sottoposto, come prevede la legge alle osservazioni di cittadini, associazioni, forze politiche, economiche e sociali, e non hai indetto certo un referendum. Ma tu, dopo 5 anni di commissariamento durante il quale qualche cosa sembri averla imparata, sai anche bene che la questione delle aree marine protette nell’Arcipelago Toscano non è più solo una questione locale da far spiegare a qualche incompetente Assessore di Marciana spacciatore di carte false. E sai che queste isole sono al centro di una delle aree più a rischio dell’intero Pianeta di fronte ai cambiamenti climatici. E non lo dice Elbareport, lo dice un documento dell’Ipcc, di 2.500 scienziati dell’Onu, firmato da 150 paesi, tra i quali Usa, Russia, Cina, India (non da Legambiente o dagli ambientalisti come dice qualche frescone disinformante) che propone per il Mediterraneo la possibile fine del turismo, la desertificazione, la mancanza d’acqua, a partire dai territori più fragili: le isole minori. Davanti a scenari drammatici, ed ormai universalmente condivisi come questi, parlare di antropocentrismo e di conservazione sostenibile come fai tu è un pelo anacronistico: per la prima volta il Consiglio di sicurezza dell’Onu è stato convocato per discutere le conseguenze dei disastri ambientali sulla sicurezza, le guerre, le malattie e la fame nel mondo; questa settimana l’Iucn, l’organismo dell’Onu che si occupa di salvare l’ambiente, ha convocato una riunione a Washington per capire di quante aree marine protette abbiano bisogno, gli oceani per potersi salvare; il Libro Verde sulla pesca dell’Unione Europea dice che potremo continuare ancora a mangiare pesce se, soprattutto nel Mediterraneo, sapremo realizzare zone di tutela del mare, riserve ed aree protette, che difendano i pesci di valore commerciale, che a questi ritmi rischiano di sparire entro il 2050 ed insieme a loro i piccoli pescatori costieri che rischiano di estinguersi insieme ai pesci, ammazzati dalla pesca industriale. Tu sai bene Ruggero che queste ormai non sono cose che dicono gli ambientalisti, come ha detto Tony Balir «sono cose troppo serie perché se ne occupino solo i Verdi», ormai la questione non è più solo ambientale, ma riguarda l’avvenire economico del Pianeta e preoccupa in primo luogo quelle stesse multinazionale che hanno contribuito a creare questo immenso pericolo, non è un caso che siano proprio le maggiori aziende del mondo a chiedere ai politici azioni immediate. Credere che L’Elba e l’Arcipelago siano fuori da questo dramma planetario è una speranza da irresponsabili e credere che spetti agli altri porvi rimedio è un’irresponsabilità non solo da provincia dell’impero ma da egoisti senza ragione. E sai bene che il meccanismo per realizzare un’area marina protetta è impostato non solo sul coinvolgimento, ma sul protagonismo dei comuni, spetta a loro coinvolgere i cittadini, spiegare, discutere, convincere ed essere convinti, in questo coinvolgimento e protagonismo c’è il percorso democratico, poi spetta ai comuni riuscire a fare proposte sensate, e fare una scelta condivisa che non sia la solita furbata indigeribile all’elbana, i francobolli invocati da qualcuno. I Comuni possono decidere se diventare protagonisti della gestione del nostro mare o di trasformarlo nell’ultima riserva della pesca a strascico in Toscana o in una boa di giro di un turismo nautico incontrollato che parte e torna dai porti toscani per lasciarci solo fondali arati e merda in mare. Alla fine si può anche dire di no, senza referendum, ma come sai anche tu quel no, oltre che un egoismo irresponsabile, sarebbe una condanna a morte per quel poco di pesca che ci rimane e per il nostro mare. Intanto gli altri, intorno a noi, chiedono e fanno aree marine protette.
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Pianosa Montecristo