Assemblea pubblica tempestosa quella della sera del 3 aprile a Marciana, si doveva parlare soprattutto di area marina protetta (Amp), ma un gruppo organizzato di cacciatori, alcuni dei quali già condannati per il tentativo di bloccare i traghetti a Portoferraio una decina di anni fa, al tempo dell’istituzione del parco nazionale, hanno disturbato i molti interventi favorevoli all’istituzione dell’Amp. Dietro il tavolo della presidenza c’erano il sindaco di Marciana Luigi Logi, quello di Campo nell’Elba Antonio Galli, l’assessore del comune di Marciana Marina Gioacchino Torino, il presidente della Comunità del parco Pietro Paolo D’errico e l’attrazione e bersaglio della serata: il presidente del parco Mario Tozzi, noto personaggio televisivo e molto temuto da quel che rimane del ormai consunto movimento antiparco per l’empatia che ha saputo creare con gli elbani. La contestazione era nell’aria ed era stata organizzata da un tam-tam tra cacciatori che probabilmente doveva rimanere segreto ma che tutti conoscevano. Mario Tozzi è stato qua e là fischiato nella sua introduzione da una folta claque che si era posizionata sul fondo della collegiata di San Sebastiano, la ex chiesa stracolma che ospitava l’assemblea, ma il momento più teso della serata c’è stato quando ha preso la parola Umberto Mazzantini, portavoce di Legambiente e componente del direttivo del parco nazionale al quale i cacciatori spalleggiati da qualche provocatore urlante hanno tentato semplicemente di impedire di parlare. L’esponente di Legambiente, unica associazione ambientalista che ha il coraggio di intervenire in queste occasioni, non si è fatto intimidire e si è confrontato duramente con i contestatori organizzati «potete continuare a cercare di non farmi parlare – ha detto Mazzantini – ma stiamo qui fino a domani, perché nessuno mi leva il diritto di parola. Forse credete di farvi ragione urlando e insultando chi non la pensa come voi, come avete fatto ai tempi del parco nazionale, avete perso allora e perderete anche ora». Dopo che gli scalmanati contestatori si sono finalmente taciuti, si è capito perché non volevano far parlare il dirigente di Legambiente che ha fatto una ricostruzione storica impietosa dell’istituzione del parco, dimostrando che le contestazioni arrivano non in base a problemi reali, ma a secondo di quale governo propone le aree protette. La sala ha seguito finalmente in silenzio e le associazioni di categoria e gli amministratori hanno sembrato apprezzare le proposte di Legambiente: revisione della proposta di Amp fatta dal ministero, diminuzione delle zone A di riserva integrale, valorizzazione con zone B ben strutturate, organizzate e controllabili delle attività dei diving centers, valorizzazione delle attività di pesca locale, anche con il mantenimento di quella sportiva, richiesta ai comuni di istituire subito commissioni consultive che rappresentino tutte le attività e le associazioni per giungere ad una proposta comune che tenga conto della realtà ambientale e di quella sociale ed economica. Tozzi ha poi colloquiato con tutti gli intervenuti, spiegando il ruolo del parco, che non è quello di istitutore dell’Amp ma di raccordo tra i comuni e il ministero ai quali spetta la realizzazione dell’area marina. La contestazione rintuzzata a Mazzantini è stata infatti il momento di svolta della serata, che poi è continuata abbastanza tranquilla, anche con momenti di comicità involontaria come quella di un cacciatore che si è lamentato perché il parco maltratta i cinghiali, con una maggioranza di interventi favorevoli al parco ed all’Amp, pur tra richieste di maggiore visibilità e di revisione della proposta per il mare fatta dal ministero. La controprova è venuta da un intervento di un signore non certo favorevole al parco che ha chiesto provocatoriamente che alzassero le mani i favorevoli al “parco marino”, una proposta azzardata, visto che le mani alzate erano in maggioranza, più del rumoroso ed incivile gruppetto di urlatori che ha cercato di non far ragionare la gente con grida e insulti.
Mario Tozzi