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A Sciambere della Primula Russa: Quegli antiamericani degli Americani

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : venerdì, 30 marzo 2007

Finalmente hanno gettato la maschera: ora non ce la racconteranno più che sono dei moderati, tutt’al più dei riformisti ben capaci di isolare le minoranze estremiste e populiste. Il livore antiamericano è venuto fuori senza veli, e una sola parola affiora alle labbra: tradimento. Finora agivano nelle piazze, con manifestazioni più o meno festaiole, con mascherate, sit in e roba del genere. Sono decenni che ogni volta che hanno potuto hanno mostrato da che parte stavano: contro la guerra del Vietnam, contro le “normalizzazioni” in Cile, Nicaragua, Guatemala, Messico, Corea, Iran, Palestina, Cecenia, Afghanistan, Iraq e via andare. Quando i politici responsabili, i veri alleati degli americani, quelli capaci di mettere a repentaglio la vita dei nostri soldati e dei nostri bilanci per testimoniare la fedeltà al popolo che ci aveva strappato dalla dominazione nazista e fascista, quando i magnati “scesi in campo” avvertivano del pericolo rappresentato da questi facinorosi, gli intellettuali finetti, le élites “con un piede nei movimenti”, gli pseudocristiani-pacifisti-a-senso-unico irridevano le preoccupazioni espresse, o passavano all’insulto greve: “Servi degli americani”. Ora non ci sono più scuse. L’ultimo atto compiuto taglia la testa al topo. Bruto e Cassio sono tornati alla carica e, fregandosene della storia e della lealtà, della gratitudine e del rispetto, hanno affondato le lame assetate del sangue americano nel costato di chi li aveva nutriti, allevati e fatti potenti. Nessuno si può più nascondere dietro paraventi di ipocrisia, e alta si è levata la barriera fra chi sta con l’America e chi no. Comprendiamo il dolore di Berlusconi, di Cossiga, di tutte le forze sane del Paese, di Bush. Con l’ultimo voto anche il Senato, dopo la Camera, ha dichiarato al mondo il proprio antiamericanismo. Stiamo parlando del Senato degli Stati uniti d’America, naturalmente, che ha impegnato il governo a ritirare i soldati dall’Iraq entro un anno. E ora immaginiamo che Bush, che non ha più una maggioranza parlamentare in politica estera, debba dimettersi e mandare gli americani a nuove elezioni.


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