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A Sciambere enfolese

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 29 marzo 2007

Egr. direttore Vorrei spendere due parole a riguardo del suo “a sciambere” del 28 marzo. Non mi trovo assolutamente d’accordo con la sua critica a quanto detto dal Sindaco di Portoferraio Roberto Peria sulla eventuale riserva marina all’Enfola, anzi sono a mia volta stupito dalle sue dichiarazioni. Dalle sue parole, come avevo altre volte già intuito, lei è sicuramente più da spiaggia che da bolentino, altrimenti non si spiegherebbe la sua difesa, peraltro giustissima, della spiaggia di cala dei frati e del diritto di tutti di accedervi, anziché della “sacra patria enfolese”. So benissimo che il termine difesa poco si addice al concetto di non tutelare una zona di mare talmente bella ma le spiego subito perché. Per me sicuramente ma anche per molti Portoferraiesi l’Enfola è veramente una sacra patria forse più, o quantomeno al pari, della piccola spiaggia di cala dei frati. Io sono cresciuto fra i lentischi e gli scogli di Scaglieri, con nonno cacciatore e pescatore, e io stesso sono stato cacciatore e pescatore. Cacciatore lo sono stato fino a quando i vincoli del parco hanno reso impossibile questa, da molti ritenuta opinabile, passione e pescatore lo sono tuttora e vorrei sinceramente, dei due almeno questo, continuare ad esserlo. Quando ero piccolo e leggevo i fumetti di Topolino mi ricordo di una storia in cui ad un certo punto il mare, oltre le colonne d’ercole, finiva, cascando nel vuoto: la cosa, evidentemente, colpì le mie insicurezze di bambino e per me che partivo da Scaglieri con la barca di mio nonno, per andare a calare le reti, lo stesso accadeva, nei miei sogni notturni, oltre lo stretto dello scoglio della nave. Più avanti, da bimbetti, si andava all’Enfola, sempre da Scaglieri, a calare i palamiti (a volte anche a remi) e d’estate a fare i tuffi dalla grotta dello sbruffo oppure le spiaggiate nella piccola baia accanto alla grotta (fra l’altro tutti posti accessibili solo via mare): oggi ci vado da Portoferraio, sempre a pescare e a volte a fare il bagno (senza tuffi dalla grotta) e sempre mi accompagna una “ancestrale” sensazione di timore quando passo davanti a quello scoglio. Il problema, come per la caccia, è che i parchi in posti così abitati e con tradizioni di caccia e pesca radicate come all’isola d’Elba hanno senso, secondo il mio parere, se non diventano troppo penalizzanti per gli abitanti del luogo. In Corsica hanno molti parchi marini ma hanno anche migliaia di km di costa selvaggia e disabitata e tradizioni di pesca zero: il pesce, parco o non parco c’è, comunque e dovunque, e le limitazioni non pesano assolutamente. Salvaguardare con una zona A tutto il perimetro dell’Enfola, ma anche altre zone, è invece troppo penalizzante per gli abitanti locali ed è (e qui mi salteranno tutti addosso) inutile perché comunque crea solamente un piccolo paradiso inaccessibile a tutto e tutti, che serve a cosa e a chi?: intanto tutto intorno si fa terra bruciata dei fondali (e per intorno intendo tutto il mare). La zona A si estende ad ogni modo fino ad un miglio dalla costa ma poco oltre questo limite i branchi di ricciole (quelle che all’Elba tutti chiamiamo comunemente lecce) sono prima trovati con i moderni sistemi elettronici poi attirati con la luce e quindi accerchiati con le reti, cosicché in una nottata sono prelevate tonnellate di ricciole che avrebbero fatto il divertimento di una stagione e oltre di decine di pescatori sportivi: lo stesso vale per altri pesci. E’ un pò lo stesso discorso dei colombi nella caccia. Quando non c’era il parco andavamo al passo dei colombi e i colombi passavano: ora c’è il parco ma i colombi non passano e non perché i cacciatori li hanno sterminati ma perché vengono uccisi a migliaia dai disinfestanti e più in generale dalle disastrose condizioni in cui versa l’ambiente in cui viviamo. Questo per dire che il problema sta a monte e che tutto il sistema mare e quindi pesca va regolamentato e tutelato. E’ vero, all’Enfola aumenterebbero le cernie e molti altri pesci stanziali, diventerebbe sicuramente un acquario in breve tempo, ma per chi? Chi godrebbe di tale bellezza e ridondanza. Con tutto questo non voglio dire che l’Enfola non vada tutelata, anzi è nostro dovere farlo. Benvenga allora passare dal “se” al “come”, come dice il Sindaco di Portoferraio, con una concertazione ragionata ed eventualmente soluzioni più articolate ma più logiche per difendere sì il promontorio dell’Enfola, attuando delle limitazioni, ma al tempo stesso per permettere comunque l’accesso e la fruizione della zona. Quindi una zona di tutela con maggiori restrizioni, sia per la pesca professionistica che sportiva , rispetto alle zone B e C ma non una zona A che toglie semplicemente e radicalmente ogni problema ma che cancella veramente l’Enfola dalla cartografia, lasciandola solo ai nostri bei ricordi. Le soluzioni possono essere molteplici e sta a tutte le categorie, politiche e non farsi avanti : Nella caccia una volta esistevano, e sicuramente esistono ancora, i cartellini con i quali si spuntava le giornate di esercizio venatorio (se ben ricordo 3 a settimana) e poi esistevano le zonazioni intese non nel senso di divieto ma di limitazione di accesso (ad es. il cacciatore di Portoferraio poteva cacciare nella zona di Portoferraio e non di Piombino e viceversa): potrebbe essere uno spunto per una zona di tutela marina più compatibile con la realtà dell’Elba, con un occhio al residente e un occhio alla natura. Sono quindi completamente d’accordo con l’intervento del Sindaco ed aggiungo, per concludere , che non è colpa nostra se siamo nati all’Elba e se a qualcuno piace ancora provare emozioni ed andare a pescare all’Enfola anziché prendere il sole a cala dei frati. Federico Serradimigni Nota autobiografica (per quanto può interessare ai lettori) preferivo pescare sott'acqua (in rigorosa apnea) lo feci fin quando ebbi un brutto incidente (pneumatorace spontaneo) proprio all'Enfola, mentre facevamo l'aspetto alla leccia o ricciola. Mi toccò riconvertirmi al bolentino (ma anche alla traina) o alla pesca a canna dagli scogli, in porto etc attività coltivata fin quando esaurito ogni spazio di tempo libero, mi dedicai alla vita para-monastica che conduco. Difficile vedermi o avermi visto spaparanzato col buzzo al sole. Sull'oggetto del contendere: neanche io sono favorevole a norme di salvaguardia mummificanti che rendano impossibile ovunque qualsiasi umana attività: di conseguenza credo che le misure debbano essere graduate. Ciò non toglie che non si può fare a meno di zone in cui il livello di protezione sia altissimo che funzionano e come se facendo snorkeling (o più casarecciamente guardandosi il fondo con un apposita maschera) alle Ghiaie ed alla Cala dei Frati (che non è piccola) ci si accorge del miracolo che è riuscita a compiere la natura facendola semplicemente "riposare". Ciò non toglie che dove queste zone sia meglio siano delimitate è compito prima della comunità scientifica e poi di quella locale. Ho detto e ripeto che due cose non mi sono piaciute nella esternazione del Sindaco il tono da capopolo (o da capovoga) e in pratica la incapacità di indicare (magari in alternativa all'Enfola) altre signidicative aree da sottoporre a salvaguardia. Ma come vede Serrademigli tutto è bene quel che finisce bene, e con questa sua populistica mossa (e pure in conseguenza della nostra critica) Peria ha riscosso applausi da siti nei quali, di solito, qualsiasi cosa faccia scatena un gorillaio, e dopo mesi di purga ritorna in prima su altri organi di informazione senza essere preso a pesci in faccia. Non c'entra nulla ma pensi quanta solidarietà riceverà ora Totanino dopo la "cardata" che ha rimediato su questo numero.


Canoe Enfola Ghiaie

Canoe Enfola Ghiaie