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Uno studente universitario interviene sulla mafia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 28 marzo 2007

Per prima cosa desidero ringraziare la Prof.ssa Contestabile per l’invito. Era ancora io alle superiori quando questa scuola decise di portare avanti un percorso di approfondimento sulla legalità volto a sensibilizzare gli studenti e l’intera cittadinanza sui temi della lotta alla criminalità organizzata. Occorre però in questa sede fare un passo avanti e occuparci non della criminalità negli altri territori, che pure è importante conoscere, ma dei fenomeni patologici (che siano reati effettivi o no) del sistema nel quale viviamo o studiamo. La carovana antimafie, passata anche da Portoferraio nel mese di novembre, non a caso era aggettivata al plurale, a significare che non si vuole combattere una organizzazione storicamente e geograficamente definita ma una mentalità malata, diffuse in tutte le regioni del paese tanto da essere spesso simbolo e sintomo di italianità nel mondo. Una realtà come quella studentesca dovrebbe esser la prima ad avere il compito di agire in difesa della legalità che vuol dire anche difendere la trasparenza e la serietà degli enti pubblici locali ed economici. Il concetto di legalità non va visto soltanto come mero e asettico rispetto di ogni singola legge ma come scelta di rispettare e migliorare la società e gli individui. Difendere la legalità non significa astenersi dal commettere reati, vuol dire anche evitare tutti quei comportamenti che pur non essendo reati formalizzati dalla legge, in concreto vengono posti in essere per eludere la legge e ottenere un risultato che l’ordinamento nel suo complesso vieta. Alcuni fenomeni rilevanti considerando il nostro territorio toscano sono quelli riguardanti il ciclo illegale del cemento (dall’abusivismo edilizio alle violazioni urbanistiche nelle aree protette): il rapporto Ecomafia di Legambiente vede la Toscana al quinto posto in Italia, subito dopo le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. Nel 2005 in Toscana, infatti, sono state accertate 553 infrazioni, con 802 persone denunciate, 131 sequestri effettuati. L’altro fenomeno preoccupante è quello legato al ciclo illegale dei rifiuti (dai traffici agli smaltimenti illeciti). Come si legge nella Relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti la Toscana conferma, anche nel 2005, la centralità, nella “logistica” dei traffici illeciti, assunta da imprese che operano nella regione Toscana, sia per la presenza di industrie di produzione di rifiuti pericolosi (provenienti in particolare dai distretti conciari, tessili, marmiferi e dalle cartiere) sia per “l’insediamento e l’operatività sul territorio regionale di numerose società di intermediazione vero motore dei traffici illeciti lungo l’intera penisola”. Se qualcuno sperava che l’isola d’Elba stesse a guardare ciò che succedeva oltre il mare purtroppo si è sbagliato. I suddetti fenomeni sono tristemente accaduti anche all’Elba che si è trovata al centro delle cronache dei giornali per i vari casi di mala - amministrazione e non solo, che l’hanno coinvolta. Posto che esistono casi accertati ed isolati di cattiva gestione di enti pubblici ed economici è compito della società civile tenere alta la guardia senza cadere nel giustizialismo, senza fomentare sospetti ma con la serenità di chi non ha timore di affrontare i problemi del proprio territorio. Ma purtroppo abbiamo dovuto sentire le grida di scandalo di alcuni nostri concittadini che temevano per la screditata immagine turistica che se ne era creata. Queste persone preferivano non se ne parlasse. E anche questa è mafia.


Davide Solforetti

Davide Solforetti