Sono 260 le persone coinvolte nell’indagine condotta dalla Polizia Provinciale di Livorno, in collaborazione con i colleghi delle Province di Lucca, Pisa, Massa, Firenze, Pistoia, Prato, Arezzo, La Spezia, Latina e Rieti. Il reato ipotizzato è quello di gestione di rifiuti pericolosi non autorizzata. Le indagini sono iniziate su segnalazione della Polizia Provinciale di Firenze, a seguito di controlli presso un’azienda che si occupava della bonifica di un sito inquinato. Dall’esame dei Formulari di Identificazione Rifiuto (FIR) e dei relativi registri di carico e scarico sarebbe emerso, in particolare, il coinvolgimento di una ditta livornese, che gestisce un impianto di recupero rifiuti a Livorno. All'azienda sarebbero arrivati numerosi trasporti contenenti emulsioni oleose (rifiuti pericolosi). Le sostanze venivano trattate per separare la parte di olio minerale esausto che sarebbe stato rivenduto illecitamente. La segnalazione ha dato il via ad una serie di controlli, coordinati dal pm della Procura della Repubblica di Livorno, Massimo Mannucci, che ha delegato alla Polizia Provinciale lo svolgimento dell'indagine. L?indagine condotta degli uomini delle Polizie Provinciali delle Province interessate, ha comportato l'esame di migliaia di registri e formulari, ed ha accertato il coinvolgimento di 260 persone che si disfacevano di rifiuti classificati pericolosi, evitando di trasferirli alle aziende autorizzate per lo smaltimento, con un notevole risparmio sui costi. La pena prevista per il reato contestato è l’arresto da tre mesi a due anni, con ammenda fino a 26.000 euro. Questo importante risultato è stato raggiunto grazie all’efficace scambio di informazioni tra le Polizie Provinciali che, come in occasione di una precedente indagine che riguardava ancora il traffico di rifiuti pericolosi (oli contenenti policlorofenili), ha permesso di far scoprire nuove attività di smaltimento illegale.
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