Mario Tozzi è estremamente convinto di ciò che dice: “il mare è malato e le aree marine protette sono la cura”. Come e dove farle sarà il ministero dell’Ambiente a deciderlo, in base a precisi dati scientifici e ambientali. Il neo presidente del Parco riempie, fino all’inverosimile, ogni sala convegni in cui viene invitato. All’Hotel Airone, dove il Lions club aveva organizzato un incontro sulle aree marine protette, le persone ascoltavano in piedi dal corridoio. Una platea costituita da amministratori, operatori turistici e soprattutto da operatori del mare. Mario Tozzi è partito all’attacco, come se percepisse nel pubblico in sala una resistenza da dover sfondare. Con il suo consueto carisma e la sua preparazione ha spiegato la necessità delle aree marine protette, ha ribadito come le parole vincoli e opportunità siano le facce di una stessa medaglia. Una cura necessaria per la salvaguardia di un patrimonio in pericolo, ma non invasiva, una riserva che significa rispetto dei ritmi della natura e della cultura degli abitanti delle isole. Una opportunità, forse l’unica, per arrestare la parabola discendente di un turismo ormai consunto, vecchio stile, che ha mille concorrenti. Gli interventi si sono concentrati soprattutto intorno al tema pesca sì pesca no, nelle zone riservate. Sono emerse le preoccupazioni dei pescatori professionisti, dei pescatori in apnea, dei residenti cresciuti tra palamiti e bolentini. Mario Tozzi ha ribadito il concetto di vincolo nelle zone protette, specificando però che per l’Elba si tratterà al massimo di circa il 20 per cento, con vincoli diversi. Si è parlato per l’Elba anche di una zona “D” , i cui parametri non sono stati ben specificati. Se per Tozzi la riserva è riserva, più morbida la posizione di Umberto Mazzantini di Legambiente e membro del direttivo del parco, per cui la pesca in apnea non costituirebbe una minaccia severa per le specie marine. Mazzantini ha però ricordato che è già stata avviata la costituzione di aree marine protette in zone limitrofe, e se l'Elba rimanesse l'unica isola senza protezione diventerebbe una calamita per la pesca selvaggia. Fischiato l’avvio piuttosto arrogante dell’intervento di La Nera per Alleanza Nazionale. “Noi presidente abbiamo bisogno di lei”. Intervento che si è poi ridimensionato in un elenco degli acciacchi che affliggono l’isola, mal funzionamento della depurazione e cementificazione dei fossi, su cui però il parco non ha che generiche competenze. L’ultimo intervento di Franco Gasparri, che ha mostrato un video sull’inquinamento dei fondali, non ha che riaffermato l’urgenza di curare il mare con le aree marine. Poco comprensibile invece, dal punto di vista delle cause e dei possibili rimedi, l’accorata affermazione dell’ex campione del mondo di pesca subacquea sui titoli di coda del convegno, mentre le persone si stavano alzando. “A Pomonte la gente muore di fame”.
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