Salve, sono un fotoreporter a suo modo giramondo, dopo anni di freelance per le riviste turistiche mi occupo di temi più sociali e di attualità e collaboro con l'agenzia fotografica Nazca Pictures. Un mio lavoro sui luoghi del Che in Bolivia è divenuto una mostra fotografica di 58 fotografie che saranno esposte a Livorno durante tutta la settimana prossima Il ritorno del Che in Bolivia Due dati di fatto prevalgono nella Bolivia di oggi: La prima è un’ oggettiva seppur difficile svolta sociale del popolo e per il popolo, in un senso che è riduttivo chiamare “di sinistra”. La seconda è l’avvicinarsi del quarantesimo anniversario della sfortunata guerriglia rivoluzionaria che si concluse con l’assassinio del comadante in capo della stessa, Ernesto Che Guevara e di altri due suoi compagni fatti prigionieri alla fine di uno scontro nei primi giorni di Ottobre del 1967. Fonte di ispirazione in vita per i movimenti rivoluzionari degli anni sessanta, icona rivoluzionaria internazionale dopo la sua morte, il Che con la sua immagine simbolo e soprattutto con la sua portata idelogica è una sorta di punto di riferimento anche per la fase di cambiamento, la rivoluzione democratica e culturale, che sta avvenendo in Bolivia da quando Evo Morales, il dirigente sindacale cocalero di etnia aymara, è stato democraticamente eletto presidente della repubblica. “Evo ha risuscitato il Che”, dice la gente, e dopo tanti anni che l’immagine di quest’ultimo era bandita, è tornata prepotentemente alla ribalta poiché “ahora es cuando” I luoghi dove si svolsero gli scontri , un’area del sud est del paese, sono rimasti ancora remoti ( difficili da raggiungere), il viaggio alla loro scoperta è avventuroso, i discendenti di coloro i quali temevano i “guerriglieri comunisti venuti dall’estero ad uccidere i nostri soldati” adesso vedono il Che come “buona persona che è morta per noi” e la sua immagine, i testimoni dei fatti, i musei della guerriglia, i vari mausolei costituiscono una memoria storica che anche se con qualche difficoltà si interseca nel momento del cambiamento attuale. Il reportage abbraccia tutto questo, ripercorrendo a ritroso l’area della guerriglia, dal luogo dove fu esposto il cadavere del Che (Vallegrande) fino a Lagunillas, remoto villaggio dove tutto iniziò, il viaggio è fatto attraverso l’incontro coi testimoni dell’epoca, ma anche con la gente che vive adesso quei luoghi, lavorando su quell’episodio storico per promuoverli cultruralmente e da un punto di vista turistico; non mancano comunque le manifestazioni in cui la gente porta l’immagine del Che insieme ai simboli dell’identità nazionale.
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