La regione Toscana ha convocato a Firenze una riunione con i soggetti istituzionali e scientifici interessati alla realizzazione dell'osservatori dei cetacei che dovrebbe sorgere a Capoliveri, isola d'Elba, Legambiente è tra i soggetti ritenuti da coinvolgere nella fase operativa e di ricerca saluta con favore la nascita di un osservatorio sui cetacei, a patto che questa sia una struttura funzionale e realmente fruibile. Vediamo invece dai comunicati stampa, dalle dichiarazioni diffuse dal comune di Capoiveri (ma anche da documenti regionali) che sarebbe stata individuata una struttura all'interno di Forte Focardo (si allega foto) dove oltre all'osservatorio dovrebbero essere ospitati una mostra del tesoro del Polluce ed un museo stabile per reperti archeologici e marini, il tutto in un " contenitore multiuso" che in realtà sono magazzini in cattive condizioni di appena 110 metri quadrati. Ci sembra difficile realizzare in quegli spazi un centro scientifico-culturale di portata internazionale: più che la "porta sud del Mediterraneo del santuario dei mammiferi marini" sembra un pertugio decisamente impraticabile, anche ad una occhiata superficiale. Non ci sono i volumi tecnici e gli spazi fisici per realizzare un contenitore di tale portata, uffici, laboratori, mostre. La struttura in questione, fatiscente, semibuia, frazionata in 6 locali differenti in parte non unificabili, appoggiata sul lato delle mura pericolanti del Forte spagnolo, è illogica e sottodimensionata, non appare in grado neppure di soddisfare una sola delle molteplici esigenze rappresentate dal comune di Capoliveri. Non si comprende poi come un Osservatorio dovrebbe invece sorgere si a picco sul mare, ma inaccessibile dall'acqua (tanto che bisogna fare parecchi chilometri in auto per raggiungere la costa praticabile più vicina), all'interno di un luogo da cui non si vede neppure il mare, nascosto dalle mura del Forte, in uno specchio acqueo dove il transito dei cetacei è storicamente molto scarso. Non si comprende la richiesta di spazi per una mostra sul tesoro del Polluce, quando da protocolli ministeriali, confermati da notizie apparse sulle stampa proprio in questi giorni, il materiale recuperato nell'operazione risulterebbe nelle disponibilità della società che ha effettuato il recupero e del comune di Porto Azzurro, che hanno finanziato l'impresa. Non abbiamo notizia di reperti archeologici, terrestri o marini, malamente stivati in qualche magazzino comunale in attesa di più degna collocazione. Non si capisce poi come questo "contenitore multiuso" potrebbe essere raggiunto, visto che il Forte è servito da una piccola strada vicinale sterrata che andrebbe necessariamente ampliata ed asfaltata, né dove potrebbero essere costruiti e dislocati i necessari servizi e i parcheggi per la fruizione del pubblico di così numerose attività, visto che l'area è all'interno del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e proprio una recente delibera della Regione Toscana l'ha inserita tra le Zone di Protezione Speciale della direttiva "Uccelli" e che proprio in quel tratto di costa a picco nidifica avifauna rara e ci sono habitat che la stessa direttiva impone di conservare. Comprendiamo bene il fascino severo e la portanza dignitosa di un bene storico come Forte Focardo ed il decoro che questo potrebbe dare ad una iniziativa culturale, ma le caratteristiche di quel luogo non ci sembrano rispondere alle esigenze rappresentate dall'amministrazione comunale. Ci chiediamo se non esista altro luogo possibile in tutto il territorio comunale per l'Osservatorio e per i "musei" e perché ci si impegni così fortemente, con una spesa elevatissima pagata con i soldi dei cittadini, per meno di 110 metri quadrati. Tutto questo mentre a 700 metri in linea d'aria dalle mura di Forte Focardo, a Porto Azzurro, si sta allestendo all'interno della Fortezza spagnola il museo permanente dell'oro del Polluce.
Forte Focardo aerea