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Andrea Barsacchi. 2044

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 27 febbraio 2007

La Torre incombe, non esistono confini che non siano prestabiliti e gestiti, nel 2044, confini della città e dell’esistenza, ogni gesto controllato e programmato, i Protocolli Nautilus sono lo schermo dietro cui nascondere il totale annullamento dell’individuo a vantaggio di un falso interesse collettivo, di cui solo gli “eletti” riescono a beneficiare. Futuro, ma fino a quanto distante da oggi? Potere in nome del potere, l’Io annientato in nome di una condivisione forzata della realtà, da cui non si può scappare perché non se ne è protagonisti, l’uomo e le sue azioni solo sono un oggetto di un piano codificato, attuato attraverso la distorsione virtuale e forzata dell’esistenza. Virtuale è il quotidiano, i volti di ciascuno, mentre fuori, oltre il controllo delle Torri, l’unica umanità vera rimasta, quella dei disperati, relegati fra i confini dell’immaginazione e dell’inimmaginabile, nasconde gli ultimi drammatici bagliori di vita. Ma la guerra si combatte al di qua del limite dei derelitti, dove ancora sia possibile agire percependo l’incalzare di un potere falsamente protettivo, la bidonville è un buon rifugio, ma sposta l’attenzione dal dramma vero, dalla causa verso l’effetto. Leda non esiste e esiste ancora, così Irrera continua a essere un poliziotto senza esserlo più, solo un leggerissimo tatuaggio rosso sulla mano tradisce una verità quasi invisibile. Il quotidiano giocato sull’equivoco e sulla menzogna, ma senza dare troppo nell’occhio, che qualcuno potrebbe accorgersi dell’inganno che si annida nelle parole, nelle immagini, nei gesti. Non dire cosa vuoi vedere, lo so già, e te lo sto già mostrando, e chi vuole sapere, guardare, deve essere isolato, escluso e poi, se è il caso, eliminato, ma da chi non si saprà mai, perché anche un volto può essere virtuale, nemmeno la soddisfazione di mirare in faccia il tuo assassino. Virtuali i giardini in cui il potere si rifugia, virtuali i volti di chi si appropria della tua vita, mentre “La Voce” continua a cercare e provocare il dissenso, chissà se di montanelliana memoria anche nel 2044, in nome della verità e della voglia incontenibile di non piegarsi a chi si erge a Dio e sovrano, l’uomo che ambisce a fare la storia di altri uomini, a qualunque costo, con qualunque mezzo. « Digli pure che il potere l’ho scagliato dalle mani dove l’amore non era adulto e ti lasciava graffi sui seni ». (F. De André) Ma il potere non è nostro, l’individuo si smarrisce se si volta in un girotondo fatto solo di paure, di Torri di Controllo, di Coordinatori e Vice Coordinatori. Ma poi una mano impugna la via, come quella di Dio nei dipinti rinascimentali, come quella di Allah inchiodata sulle feluche che discendono il Nilo, la mano di Fausto, fasciata come fosse ferita, quasi a nascondere la capacità dei vivi di opporsi alla menzogna, può sprigionare impensabile energia a ristabilire il giusto rapporto fra l’essere e l’apparire. E la speranza non discende più, ineluttabile, da una Torre di Controllo, ma magari, inaspettata, da un diario di marocchino rosso, grazie al quale ciascuno si riappropria del proprio ruolo, senza forzature, da Dio all’ultimo dei derelitti. MÈNE, TEKEL, PERES. « Mène: Dio ha computato il tuo regno e gli ha posto fine. Tekel: sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante. Peres: il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani ». In queste tre parole è racchiuso tutto quello che sappiamo e tutto quello che potremmo mai sapere. In queste tre parole è racchiusa la nostra fine. Prego Dio, prego che abbia pietà di me, di tutti noi. Potere, democrazia, controllo, solo una cosa alla fine resiste, solo l’uomo conta davvero e fa la storia. Anche nel 2044. Michele Castelvecchi Valter Casini Editore € 16,00


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