La CGIL ed i nuovi terroristi, perfettamente integrati nel sindacato spesso con mansioni direttive e di rappresentanza (deleghe). Il Segretario Generale della CGIL dottor Guglielmo Epifani ha avvertito la stampa e le televisioni, a proposito della cospicua presenza di terroristi all'interno del sindacato medesimo, arrestati con armi e progetti criminosi, che nessuno "osi" accusare la CGIL stessa di qualche colpa o connivenza con il terrorismo. Solamente un imbecille potrebbe infatti pensare di accusare il sindacato di connivenza con il terrorismo dato che autentici terroristi uccisero rappresentanti sindacali (Guido Rossa) ed altri compagni che avevano denunciato il terrorismo all'interno delle fabbriche. I terroristi si avvicinano spontaneamente al sindacato ritenendolo il primo luogo dove l'ingiustizia sociale regna sovrana. Mi spiego. Quale è l'attività preminente del sindacato oggi? Mantenere, per via falsamente democratica, nella miseria più nera i suoi iscritti e tutti i lavoratori, anche quelli non iscritti; quelli che percepiscono il cosiddetto "minimo sindacale". In effetti il potere d'acquisto degli operai e degli impiegati è drasticamente calato e le famiglie a reddito fisso sono più povere di prima. Grazie al sindacato? Certo! Sono loro che guidano le trattative, sempre notturne, guarda te, e che accettano?, facendo finta di imporla, la dittatura degli imprenditori. Ai quali non hanno mai chiesto che l'operaio e l'impiegato siano partecipi degli utili, in maniera percentuale e meritocratica, in cambio di molte beneficenze riservate ai sindacati ed ai sindacalisti stessi e false beneficenze a favore degli operai. Mettere nella busta paga il compenso di poche ore non lavorate (permessi sindacali e similia) non cambia la quantità del costo del Lavoro per gli imprenditori che, comunque, possono continuare a godere dei loro utili, assolutamente legittimi, senza condividerli mai, e poi mai, con i veri artefici del loro successo: i dipendendenti. Nella Russia di Stalin, prima e dopo, erano ben presenti nel mondo del lavoro, gli commissari politici nella misura di uno ogni 10 operai. Era come la decima per i preti di un tempo. Logicamente 9 lavoravano ed uno no, perché, quell'uno, aveva il compito politico di controllare gli altri con tutto ciò che da questo "controllo politico" ne poteva derivare. Il costo di quel "non lavoro" era a carico degli operai che lavoravano. Ed anche oggi il costo del non lavoro di migliaia di sindacalisti è a carico dei lavoratori veri, costretti a mantenere questa pletora di "nuovi commissari politici" che, con la scusa di mediare fra datore di lavoro dei lavoratori, tengono questi ultimi nella miseria più nera. Quale è la seconda attività più deleteria per la società, intesa come insieme di Popolo? Il permettere a nullafacenti, parassiti, fannulloni a vario titolo, di percepire uno stipendio non meritato ed occupare un posto di lavoro perennemente sterile, per la società. Questo non lo dico io ma il Prof. Chino, nel suo libro "I nullafacenti ed il sindacato". Io lo sapevo già dopo anni di lavoro e di sindacalismo attivo con gli albergatori. La media di cause di lavoro era di 40.000 all'anno e non solo una di esse veniva vinta dal datore di lavoro. Ma è mai pensabile che su 40.000 cause non una fosse "inventata" o pretestuosa o tesa solo ad ottenere un ulteriore compenso ma non certo il giusto compenso? La causa era persa "a priori", "a prescindere", come diceva il grande Totò. E questa è giustizia? Che differenza corre fra lestofanti che derubano la società e giudici che derubano i datori di lavoro? Nessuna. Sempre di ingiustizie si tratta. Potrei portare centinaia di casi, vissuti come parte avversa anche se mai coinvolta, a giustificazione della mia scomoda verità. Io personalmente non ho mai subito una causa sindacale in 40 anni di lavoro ma quello che ho visto e sentito riempirebbe un bel volume. L'onestà e l'uso della giustizia sono le fondamenta della civiltà condivisa. Ad un sindacato che ancora usa il termine "il mercato del lavoro" anziché "il mondo del Lavoro" non perdono nulla. Al mercato si portano gli animali, non gli uomini. bruno paternò Caro Bruno Non la penso come te sul sindacato, anche se col sindacato non sono mai stato tenero. La mia scuola quella del vecchio PCI e della vecchia CGIL (che per quanto vecchi avevano sepolto lo stalinismo da un pezzo) era quella che per essere dirigente occorresse essere diligente, il che significava che a contrattare con gli imprenditori ci dovevano andare coloro che godevano di maggior stima professionale, il sindacalista non era una professione che uno faceva per tutta la vita e all'epoca ed un funzionario del PCI percepiva esattamente quanto un operaio metalmeccanico. Quel sindacato e quello che gli è succeduto hanno realmente contribuito a fare di una nazione piegata e piagata un paese (con tutti i suoi difettacci) ricco e democratico. Avrà forse perso il sindacato oggi in etica e mordente, ma la tua generica equazione sindacalista = parassita è assolutamente inaccettabile. Io credo che esistano lavoratori, sindacalisti, politici, amministratori ed imprenditori. Il fatto che tra gli imprenditori elbani ci siano dei fior di mascalzoni che evadono, abusano, inquinano, sfruttano, strozzano e corrompono non mi fa crocifiggere la categoria. E in ultimo tu dici (e ti fa onore) di non aver mai avuto una causa di lavoro in quaranta anni. Quanti altri imprenditori dell'accoglienza conosci che come te non abbiano avuto neppure una vertenza?
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