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A Sciambere del Capello Volato e del pipino

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 25 febbraio 2007

"Capello volato" è "capello volato". La formula pronunciata da un ferajese assume quasi sacralità, come quando da bimbi ritualmente ci strappavamo dalla testa uno dei corti capelli tagliati "all'umberta" o ancor più corti "alla pidocchiosa" e dopo averlo tenuto solennemente in alto serrato tra pollice ed indice, lo si soffiava via, lasciandolo "blowing in the wind", fluttuare nel vento e cadere. E quelle due parole "capello volato" segnavano un punto di non ritorno, una decisione inappellabile, un "alea jacta est", la dichiarazione di un tempo scaduto o il giuramento di eterna inimicizia, la chiusura di una contesa, l'archiviazione mentale di una qualsiasi questione. Abbiamo dato il "capello volato" alla lunga e pallosissima (per il resto del genere umano) contesa tra questo giornale, Legambiente ed i fucilieri a tappo di sua maestà, e dal "capello volato" non si ritorna. Per questo ringraziamo qui Stefano Bramanti alle cui espressioni di solidarietà risponderemo in privato e ci duole non rispondere alle lettere dei supporters del soft-air (un po' ripetitive comunque) che ci sono nel frattempo arrivate. Ma la questione è chiusa, capello volato per tutti. Infine, sempre in ordine al medesimo argomento, non commenteremo neppure il livore di un signor nessuno-consorte (e padre) che si anagramma il nome, per farsi meglio riconoscere senza firmare (come se noi ci firmassimo Siro Regisso), e che parla del cannone bosiano, con tal trasporto da farci sospettare ch'egli consideri l'acciaioso affare come ideale-fantastico prolungamento del suo pipino. Requiescant in pacem


cannone fiorito rio marina

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