Dopo una seduta del Consiglio Provinciale dedicata al Giorno del Ricordo aperta al pubblico e che ha visto partecipare 28 dei 30 consiglieri, tre interventi di chi ha partecipato. Dopo il Presidente del Consiglio Provinciale Franchini registriamo una nota di Marcella Amadio che attacca duramente il Capogruppo di Rifondazione in Provincia, la replica di Luciano Giannoni non tarda molto a giungere: Franco Franchini Presidente del Consiglio Provinciale La seduta del Consiglio Provinciale per la commemorazione del "Giorno del Ricordo?" ha voluto essere un?occasione di riflessione su un tema che, ancora oggi, suscita divisioni. L'intenzione era quella di richiamare l'attenzione sulla necessità di superare il clima di odio e tensione che ha caratterizzato questi anni di silenzio su una tragedia che ha colpito tante famiglie. In questo senso sono state apprezzate e fatte proprie le parole del Presidente della Repubblica Napolitano, per il quale il Giorno del Ricordo è precisamente un solenne impegno di ristabilimento della verità. L'importanza che la giornata rivestiva per il Consiglio è stata testimoniata anche dalla presenza di 28 consiglieri su 30. Il dibattito è stato denso e approfondito e sono stati pochi gli interventi polemici del pubblico. Si ringraziano i rappresentanti dell'associazione dei profughi della Dalmazia, presenti in sala. Si ringraziano, inoltre, Igor Kocijancic e Ivan Tognarini per la loro partecipazione. La seduta aperta del Consiglio provinciale è stata particolarmente apprezzata dall'on. Vascon, la quale ha ringraziato pubblicamente il Consiglio per aver promosso un confronto serio e aperto sul tema delle foibe. Marcella Amadio Consigliere comunale e regionale di An «Dopo la significativa cerimonia del 10 febbraio in Prefettura dove sono state ricordate le migliaia di Italiani massacrati dai comunisti di Tito e la tragedia delle foibe, in Consiglio provinciale è stata scritta una pagina desolante che la dice lunga sul tasso di democrazia di certa sinistra. La storia non deve e non può essere al servizio delle ideologie e tutta la sinistra dovrebbe recitare un “mea culpa” e non continuare a giustificare i partigiani titini che trucidarono gli Italiani soltanto perché tali». «Vergogna, dunque, al Consigliere provinciale di Rifondazione Comunista Giannoni che si è presentato con la stella rossa jugoslava appuntata sul petto, dimostrando il più totale disprezzo per il dolore dei parenti degli Italiani infoibati. Viene da chiedersi se Giannoni e quelli che la pensano come lui, possano essere considerati persone intellettualmente e moralmente oneste, considerato che quasi inneggiano alle foibe, facendo prevalere la loro cosiddetta ideologia che non permette loro di riconoscere le atrocità commesse dai partigiani di Tito». «Sarebbe dunque auspicabile che il Presidente della Provincia Kutufà censuri il comportamento del Consigliere Giannoni, anche se, credo, non lo farà dal momento che lo stesso Kutufà ha gravemente sbagliato nell’invitare relatori così faziosi come il Consigliere regionale di Rifondazione Comunista del Friuli Venezia-Giulia e del Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana. Il signor Kutufà dovrebbe, infatti, spiegarci il criterio con il quale sono stati scelti i relatori. La commemorazione del 10 febbraio dovrebbe essere una giornata del ricordo e del dolore condivisi e non un’occasione per dare fiato a personaggi faziosi che offendono il dramma di tanti Italiani». Il Capogruppo PRC Luciano Giannoni Ho letto le dichiarazioni della Amadio e credo non meritino più di tanto (salvo consigliarle un ripasso della consecutio temporum). Mi limito solo ad osservare in primo luogo che l’acqua di Fiuggi – seppur benefica per i reni – non è riuscita a depurare AN dalle peggiori e mefitiche scorie fasciste; capisco anche che l’Amadio avrebbe preferito che il Consiglio Provinciale avesse avuto come relatori Rauti, la Mussolini e qualche esponente di Ordine Nuovo ma purtroppo per lei l’Italia repubblicana nasce dalla Resistenza e non dai lugubri pagliacci di Salò. Per il resto, citando il compagno Pajetta, credo proprio che con i fascisti come l’Amadio abbiamo finito di discutere il 25 aprile 1945.
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