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Renzo Moschini: le aree marine protette non devono essere piscine comunali

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 11 febbraio 2007

In attesa degli ultimi adempimenti formali necessari alla partenza effettiva si stanno giustamente mettendo a fuoco gli impegni che attendono il parco dell’Arcipelago. L’agenda di profila chiaramente quanto mai zeppa dopo il lunghissimo digiuno e quindi sarà indispensabile una capacità di scelta molto oculata in grado di riprendere tutte le fila di un piano che ormai si impone. Non v’è dubbio che tra queste scelte irrimandabile è quella che si riferisce all’area marina. Il singolare è d’obbligo contrariamente a quanto talvolta ancora si legge perché se è assurdo avere un parco all’Arcipelago il cui perimetro non si estenda al mare lo è non di meno pensare a più aree marine quasi trattasse di creare delle piscine comunali tra di loro non raccordate. Il piano del parco dovrà perciò innanzitutto rivedere il suo attuale perimetro terrestre e marino per ridefinire in maniera meno approssimativa e disomogenea (anche terra) il suo ambito. Insomma non si tratta di ‘affiancare’ al parco esistente varie aree marine di tipo e misura ‘casalinga’ magari per gestirle separatamente dall’ente come è già avvenuto altrove con effetti disastrosi. Si tratta molto più semplicemente da parte del parco di ridisegnare il suo perimetro marino-terrestre che sarà ovviamente gestito dal parco, punto e basta. Con queste rapide e sommarie notazioni non si intende in alcun modo fare il processo alle intenzioni ma solo ricordare a troppi immemori che i parchi nazionali e regionali hanno un regime istituzionale che prevede la gestione integrata dei territori e in particolare quella marino-costiera specialmente nell’ambito del Santuario dei cetacei, come avviene del resto da anni sul piano europeo e comunitario. E’ semmai una messa in guardia a non ripartire sulla base di equivoci e di meline che hanno già fatto fin troppi danni e non solo all’Arcipelago.


Mare Puntale

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