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A Sciambere delle lettere marcianesi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 08 febbraio 2007

La confusa dichiarazione della “amministrazione marcianese allargata” è la legittima manifestazione di un disagio diffuso, dovuto ad un difetto di conoscenza delle norme che regolano le aree protette terrestri e marine e accettabile solo nell’ipotesi in cui sia espressione di un sentimento privato. Da un altro punto di vista ha però dimostrato la piena cognizione dello stato di degrado del territorio dell’isola, in molti casi a rischio di spopolamento e ormai da anni in balia delle devastazioni di inconsapevoli ungulati che per sbaglio si sono ritrovati a far da bersaglio a qualche cacciatore. La replica del Circolo dell’Arcipelago Toscano di Legambiente persevera nel distinguere gli autori delle devastazioni dimostrando probabilmente di non aver mai visto un vigneto dopo l’assalto delle “chiappe bianche”. Se gli “innocenti” cinghiali mangiano l’uva matura gli altrettanto “innocenti” mufloni fregandosene delle recinzioni si mangiano anche la vite. Lasciamo stare poi i giudizi editoriali sulla coerenza degli esponenti politici elbani o sulla dietrologia elettorale. Indipendentemente dalla mia personalissima interpretazione del concetto di coerenza che considero come uno dei principali limiti dell’individuo, dovremmo indignarci per le incapacità amministrative che negli ultimi anni, che poi sono gli unici che ho avuto modo di conoscere, hanno caratterizzato la vita di questo amato-odiato scoglio. Ho partecipato all’incontro del 20 gennaio risparmiandomi gli interventi iniziali e mi sento di poter confidare nell’integralismo illuminato del nuovo, ma ancora inconsapevole, presidente Tozzi. Con la stessa forza diffido di quel gratuito consenso, e non nego che tra una battuta e una stretta di mano mi sono venute in mente le vicissitudini urbanistiche degli ultimi anni. L’anacronistica visione del parco come insieme di vincoli e divieti deve necessariamente lasciare posto alla consapevolezza delle sue reali potenzialità di conservazione degli ecosistemi e di sviluppo. La New Ecology annovera a pieno titolo i parchi tra i suoi principali protagonisti proprio attraverso veri e propri progetti di crescita economica, culturale e sociale nel quadro di politiche orientate alla sostenibilità. Il Parco Moderno assume un ruolo di grande importanza come strumento polifunzionale la cui missione (mission), che consiste nella conservazione degli ecosistemi in determinate condizioni di equilibrio, si articola in ulteriori obiettivi strategici (mission goals): § la conservazione di un patrimonio di biodiversità unico che resta ancora rilevante anche nei quadri ambientali più “umanizzati”; § la valorizzazione e la salvaguardia dell’identità culturale del territorio di riferimento, che diversamente non avrebbe spazio e voce nella società mediatica e nel panorama di omologazione culturale; § l’autogoverno evoluto di un territorio; § lo sviluppo delle risorse umane locali in relazione alla valorizzazione dell’ambiente; § l’implementazione di una rete di “connessioni” che, fornendo un orizzonte di riferimento internazionale riduca i rischi di isolamento che fanno da contraltare all’individuazione di un’identità locale forte. I parchi rappresentano dunque la odierna fase evolutiva delle forme di governo del territorio ed esprimono grandi potenzialità in termini di approccio interdisciplinare indispensabile per una corretta gestione della complessità. Proprio per questo sono una delle principali espressioni della New Ecology e assumono un’importanza strategica nella gestione locale dello sviluppo necessariamente orientato secondo criteri globali di sostenibilità. Michele Peria, Pomonte Caro Peria Mi permetta per iniziare due osservazioni: - rispetto il suo punto di vista "la coerenza non è più una virtù ..." ma credo che senza coerenza di comportamenti si vada poco lontano in politica ed ancor meno nella salvaguardia ambientale; - rispetto pure la sua vezzo di usare termini inglesi per esprimere concetti che possono essere perfettamente resi in italiano come Mission, Mission Goals, new ecology etc.. temo per l'integrità del sano parlare pomontinco. Se si afferma questa moda dell'uso di un linguaggio da master e da convention ne emergerà un lessico così inquinato che un addetto alla pulizia dei bagni potrebbe trasformarsi pure in un pissing officer. Trovo poi un po' temeraria la sua affermazione sulla non conoscenza del territorio elbano e sugli effetti della presenza di un abnorme numero di suini selvatici e dei mufloni da parte di Legambiente ma tutte le opinioni sono rispettabili, mi corre l'obbligo di renderle noto (visto che afferma di seguire da non molto le vicende, forse per la giovane età) che i cinghiali davanti al popolo sparacchiante non ci si sono trovati per caso o per incanto, questo bel dono all'Elba lo hanno fatto i cacciatori medesimi importandoli, e Legambiente è così propensa a proteggerli che si è espressa per la loro eradicazione (i cacciatori evidentemente no, sennò finisce il giochino). Estremamente prezioso è però il suo riassunto (quasi un Bignami) delle direttrici di pensiero della "New Ecology" che risulteranno utilissime per la rieducazione di chi all'Elba si occupa di ambiente da un quarto di secolo e passa, ma che evidentemente non mastica ancora bene quei nuovissimi concetti che ci ha esposti, tutti riconducibili a teorie dello sviluppo sostenibile, ed è davvero incomprensibile ciò perchè stanno scritti sui documenti degli ambientalisti locali da una dozzina d'anni e passa. E si figuri che c'è qualcuno che sostiene addirittura ci si debba riposizionare oltre lo "sviluppo sostenibile", perchè pensa ad esempio che i carichi antropici sopportati dall'Elba siano abbondantemente oltre il livello di guardia e non compatibili con la salvaguardia ambientale. In tale situazione il termine "sviluppo" va maneggiato - affermano - con la stessa cura della nitroglicerina. In ultimo credo, e gli imbarazzati silenzi me lo confermano, che dietro quello scombicchierato documento ci siamo, oltre l'ignorare le norme (fatto non accettabile in chi amministra) e le "prove tecniche di campagna elettorale", qualcosa che assai mi preoccupa, come una visione geometresca del territorio, che prevede un suo consumo senza fine, in barba ai criteri che lei diligentemente ci elencava. Allora io credo che lo scritto più che esprimere un disagio di una popolazione poco edotta su realtà e finalità del Parco, esprime una serie di disagi di nicchia e di gruppi che come si dice qui, "hanno visto un bel mondo" e che sentono il fiato delle regole sul collo.


cinghiale

cinghiale

mufloni 2 escursione ridotta

mufloni 2 escursione ridotta