Per la seconda volta ho preso parte al Treno della Memoria, l'iniziativa che ha portato 700 toscani, in larga parte giovani, al campo di sterminio di Auschwitz. Insieme al collega Luca Pedroni, ho accompagnato sei studenti dell'Isis “Foresi”di Portoferraio, in rappresentanza dei licei classico e scientifico e del professionale. E' stata un'esperienza forte e significativa all'interno del percorso formativo offerto alle giovani generazioni. Bene fanno la Regione Toscana e la Provincia di Livorno ad investire su tutto questo, consapevoli della necessità di ricordare ciò che è stato perché, come diceva Primo Levi, “ciò che è accaduto potrebbe accadere di nuovo”. Ai due Enti, perciò, va il nostro ringraziamento. L'esperienza degli studenti è ora a disposizione degli altri, le conoscenze e le emozioni possono e devono essere comunicate. Cosa che hanno cominciato a fare già sabato scorso alla De Laugier in occasione dell'iniziativa organizzata dal Comune di Portoferraio. Di seguito si riporta una prima riflessione scritta dai ragazzi durante il viaggio di ritorno dalla Polonia. In conclusione, sulla linea della memoria (alla cui attenzione siamo richiamati anche dalle leggi del nostro Parlamento), insieme all’evento unico dello sterminio degli ebrei e a quello dei deportati del nazismo ricordiamo il 10 febbraio il dramma delle foibe. Nunzio Marotti (Isis “Foresi”) PRIME RIFLESSIONI DURANTE IL VIAGGIO DI RITORNO DA AUSCHWITZ Erano 22 le ore che ci separavano da Auschwitz, luogo simbolo della Shoah e dello sterminio contro le diversità. Nonostante questo, abbiamo affrontato carichi di entusiasmo l'interminabile viaggio. Invece, il tempo è trascorso quasi senza accorgersene, mentre guardando al di là del finestrino osservavamo lo scorrere dei cartelli dei vari paesi che attraversavamo e che indicavano il nostro progressivo avvicinamento alla meta. Ognuno di noi, dentro di sé, si preparava ad affrontare le emozioni del contatto diretto con ciò che fino ad allora avevamo potuto apprendere solamente attraverso i libri si scuola. Al nostro arrivo alla stazione di Auschwitz (Oswiecim) si è presentato il pungente freddo polacco, lo stesso freddo che più di sessanta anni fa dovettero affrontare i deportati di tutta Europa, che a differenza nostra erano coperti solo da pochi stracci di cotone. Con curiosità e angoscia abbiamo varcato i cancelli di Birkenau, trovandoci davanti un paesaggio che, al primo impatto, aveva le sembianze di una semplice base militare. Solo dopo aver visitato le prime baracche in cui vivevano i prigionieri, nate inizialmente come stalle per i cavalli, e dopo aver visitato le rovine dei quattro forni crematori e delle camere a gas, ci siamo resi conto di trovarci in una vera fabbrica della morte. Il giorno seguente è stata la volta del campo Auschwitz 1. Sebbene esternamente si presentasse meno impressionante di Birkenau, le sensazioni che la visita ci ha suscitato sono state sicuramente molto più forti. Camminando nei corridoi del museo e vedendo ciò che è rimasto di quella terribile tragedia, ci siamo davvero resi conto di quanto possa essere stata immensa e drammatica la crudeltà della mente umana e la sofferenza che da essa ne è derivata. Ogni giornata si è conclusa con una commemorazione in ricordo delle vittime dello sterminio nazista alle quali abbiamo potuto partecipare attivamente seguendo il corteo e portando i simboli della nostra comprensione. Questa per noi è stata una grande esperienza, indimenticabile, che speriamo possa essere vissuta anche da altre persone affinché il ricordo di quegli orribili eventi rimanga indelebile nel tempo e nella storia. 1 febbraio 2007 (sul treno)
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