Sabato scorso si è svolta una delle iniziative sulla “memoria”, questa volta organizzata dal comune di Portoferraio, uno dei momenti da dedicare al ricordo di quello che fu il più terribile dei massacri: l’olocausto. Una pubblica iniziativa, dedicata agli studenti, che doveva ripercorrere la storia della shoah e il viaggio fatto una settimana fa da alcuni studenti elbani al campo di sterminio di Auschwitz. L’incontro rappresentava il filo conduttore tra chi ha visto e sentito e chi invece ha potuto solo leggere sui libri di scuola quello che è avvenuto. L’emozione che è stata trasmessa dal racconto dei ragazzi che hanno partecipato al viaggio è stata unica e ho potuto rivivere le esperienze di due anni fa, quando anch'io partecipai al “treno della memoria”. L’olocausto è considerato universalmente il punto di svolta e di ripensamento del ruolo dell’uomo e delle sue potenzialità. Un uomo che si è trasformato in una macchina della morte, ma che crede in un futuro migliore. Il compito di chi ha vissuto certe esperienze è di raccontare, insegnare ed “educare” alla shoah. Ma è un compito non facile: è difficile trovare orecchie pronte all’ascolto e bocche aperte al dialogo, a volte prevalgono l’assenteismo e l’indifferenza. Accanto ad altre forme, il racconto e le emozioni aiutano a capire: sono un'occasione in più, da favorire. Per questo sono dispiaciuta ed amareggiata, vedendo la quasi totale assenza degli studenti delle scuole superiori all'iniziativa. Voglio comunque ringraziare tutti coloro che hanno partecipato ai due appuntamenti di sabato: il primo, per le scuole medie, veramente partecipato e sentito; il secondo, per le superiori, come detto segnato dalla quasi totale assenza di pubblico, ma ugualmente organizzato e ricco di testimonianze ed impressioni sia per la parte storica che per quella legata alle testimonianze.
shoa vetrina