I Miti Mondadori, Milano, 2001 Visto che Rai 1, con un imprevisto scatto d’orgoglio contro il suo ciarpame quotidiano, contribuisce a renderci il lunedì, giorno già di per sé ingrato ma ulteriormente funestato dall’aggravante novembrina , meno dolente del solito con i nuovi episodi di Montalbano, non stiamo qui a parlare di Camilleri come il papà del più riuscito commissario d’Italia. Ma rimaniamo ancora in Sicilia, facendo un salto dall’autunno contingente alla primavera del 1890. Celebrazione del Mortorio (la morte di Cristo) rappresentata dagli stessi cittadini di Vigàta (Vigàta, il paese di Montalbano, è nome di fantasia, ma coincide all’incirca con Porto Empedocle, in provincia di Montelusa, alias Agrigento), durante la celebrazione sparisce Patò, direttore della locale sede della Banca di Trinacria, che nella scena rivestiva i panni di Giuda. Nonostante l’odiosità del personaggio rappresentato Patò godeva di onorata reputazione, funzionario irreprensibile, padre amoroso. Chi poteva voler male a cotanto esempio di umana virtù? Camilleri sostanzia quest’interrogativo nella maniera più originale e divertente che si possa immaginare, e sigla un libro che si legge tutto d’un fiato. La classica andatura narrativa è sostituita dalla voce diretta dei diversi documenti che si occupano della scomparsa di Patò. Dalla prosa ampollosa del giornale locale “L’Araldo di Montelusa”, al siculo-carabinierese di fine ottocento del fitto ed esilarante carteggio tra i graduati dei Reali Carabinieri e della Regia Delegazione di Pubblica Sicurezza, dalle lettere farcite di latinismi e arabismi dell’indigeno sottosegretario di Stato, che da Roma butta un occhio alle zuffe di casa sua, alle frasi scritte sui muri, e al collage, anche visivo, delle lettere anonime minatorie. Camilleri gioca con la lingua e la struttura con un’abilità impressionante, costruendo il suo efficace umorismo soprattutto attraverso i repentini cambi di registro linguistico, presentandoci un libro che è davvero un potente rimedio contro qualsiasi languore autunnale.