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MartinengoMazzantinoMachia: "Quaestio de Rivo"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 20 gennaio 2007

Egregio Signor Mazzantini, debbo purtroppo venir meno alla promessa di chiudere ogni polemica con Lei dopo aver letto ieri su Elbareport il suo attacco nei miei confronti, che conferma il detto riferito da Sergio Rossi riguardo alle polemiche: “alla lunga deventeno serpi”. Tuttavia il Suo intervento ha un pregio: focalizza l’attenzione su una vicenda scandalosa per ragioni opposte da quanto Lei crede per incolpevole ignoranza di tale storia: quella del ristorante Bambù in Fetovaia da Lei riprodotto in foto con disegnato il Fosso del Canaletto. C’è chi finora ha avuto tutto l’interesse a confinare tale vicenda nel segreto delle aule dei Tribunale e Lei oggi mi offre su “un piatto d’argento” l’occasione per fare un po’ di chiarezza su vicende altrimenti private: la colgo al volo. A titolo esclusivamente personale poiché riguardano la mia famiglia. E con l’auspicio di riuscire a rasserenarLa e farLe accettare l’invito a bere con me e Rossi senza le freudiane “paure” che pare la attanaglino. Cercherò di essere schematico. 1) Una perizia asseverata depositata in Tribunale documenta che l’edificio del Bambù è stato edificato con autorizzazione edilizia comunale n° 69 del giugno 1973. Come Lei saprà una autorizzazione edilizia viene rilasciata dopo una istruttoria tecnica approvata dai vari Enti preposti alla luce delle normative vigenti. Ragion per cui se tale autorizzazione edilizia 33 anni or sono venne concessa non mi pare si possa parlare di costruzione abusiva. All’epoca il Fosso del Canaletto era già lì da qualche secolo, io avevo 13 anni e col mio amico Sauro andavamo a stanarvi le anguille. 2) Il Fosso del Canaletto durante la famosa alluvione “duecentennale” del 2001, a Fetovaia spiaggia fu uno dei pochi in ambito comunale a non fare danni, anche grazie alle fondamenta del Bambù che hanno rinforzato l’argine ovest a mare ed impedito lo straripamento delle acque alluvionali. E’ tutto documentato e depositato in Comune. 3) Sia detto senza tema di smentita: il “Bambù” sul privato alle spalle della spiaggia e lo chalet bar dei Bagni Barbatoja sull’arenile demaniale, sono le uniche costruzioni autorizzate sin dall’origine a Fetovaia spiaggia: con la citata licenza edilizia del 1973 il Bambù, con progetto timbrato ed approvato nel 1965 dalle Belle Arti di Pisa lo chalet bar. Quest’ultimo è da sempre e tuttora menzionato nella concessione dello stabilimento balneare, credo il primo dell’Elba nel 1961, che per questo piccolo edificio paga l’ICI maggiorata al Comune. Ogni altra costruzione su spiaggia e dintorni in origine è sorta dal nulla, senza alcuna autorizzazione e solo successivamente è stata condonata, sanata e ampliata fino allo stato attuale. Sono questi ultimi gli esempi di quei “pionieri” grazie ai quali è potuta sorgere l’industria del turismo elbana e l’attuale benessere cui mi riferivo. 4) Piaccia o no a Lei ed ai Suoi amici ma nel Governo del 1984 che emanò la prima legge sul condono edilizio non c’era Berlusconi. Il condono fu il modo scelto dagli allora governanti per regolarizzare in qualche modo un Paese sviluppatosi fuori controllo e fornire al contempo i criteri oggettivi da seguire negli opposti casi di sanatoria o demolizione degli abusi edilizi. 5) La documentazione prelevata di recente nell’ufficio tecnico comunale dalla polizia giudiziaria su disposto della Magistratura inquirente è servita per redigere una perizia asseverata ora utilizzata in varie sedi. Che mostra inequivocabilmente come la stessa commissione edilizia nel medesimo luogo, tempo e contesto normativo abbia sanato gli edifici degli esercizi turistici di una proprietà - in origine del tutto abusivi - ed abbia invece ingiunto di demolire i due citati edifici, costruiti legittimamente da mio padre ma poi modificati irregolarmente e dunque richiesti anch’essi di condono. La questione è stabilire se i criteri fissati dalla legge siano oggettivi o soggettivi: in quest’ultimo caso ognuno potrebbe fare come gli pare, compiere ogni arbitrio a piacere suo. 6) In concreto l’amministrazione ha ingiunto di demolizione lo chalet bar di mq. 7 assentito sull’arenile dalle Belle Arti nel 1965 senza accorgersi che a mt. 10 (ha letto bene, dieci metri) aveva sanato sull’arenile un edificio di mq. 250 in pianta per due piani di altezza. Ed ha disposto nel 1994 l’acquisizione al patrimonio comunale del Bambù su terreno privato per abusi edilizi senza accorgersi di avere sanato ad altri mt. 10 su terreno privato analogo complesso edilizio di altra proprietà, in seguito legittimamente ampliato. 7) Immagino che Lei ricordi che nel 2001 l’attuale giunta di Campo adottò una variante al piano di fabbricazione c.d. “Piano Spiaggia” con lodevoli intenti ambientalistici. Tra questi la possibilità per la nuova proprietà comunale di recuperare l’edificio del Bambù e realizzarne di nuovi. Non garbandomi per mio padre i panni di “becco e bastonato” ad esso ingiustamente assegnati ed in ragione dei gravi errori insiti nel piano spiaggia, mi rivolsi allora alle competenti autorità. In seguito il Comune ha abbandonato tale piano spiaggia lasciandolo decadere. 8) E’ curiosa, a seconda delle circostanze, l’opinione di alcuni riguardo la mia presunta elbanità. Chi mi ha visto crescere qui ha le idee chiare: dalle elementari a Campo alle medie e liceo a Portoferraio, dai campionati di pallavolo con l’ “Elbarekord” a quelli di pallone con gli allievi della Campese, dalle stagioni in spiaggia come bagnino all’apertura negli anni ’90 della prima agenzia elbana di marketing turistico che editò la prima “Elbacard”, fino al mio primo impegno politico nel ’95 come coordinatore elbano di Forza Italia. Poi ci sono persone come Berti che ieri al Monte dei Paschi di Portoferraio mi dava del fetovaiese ed oggi del lombardo o come Lei. Fossero queste le questioni importanti all’Elba…… Aspetto la chiamata da Sergio Rossi che ha il mio numero di cellulare ed in tale attesa La saluto con cordialità,


fetovaia spiaggia barca panorama

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