“Uno scrigno nello scrigno”, così sono state definite dal Prof. Massimo Ricci le ricchezze archeologiche e architettoniche scoperte sulle pendici del Monte Capanne durante il Campus di studio del Forum dell’Unesco. Il coordinatore del Campus il Prof. Michelangelo Zecchini che, per il prestigio degli studiosi internazionali che ha diretto, si definisce “primus inter pares”, ha illustrato il lavoro della “difficile, esaltante esperienza di queste due intensissime settimane di studio” con i ricercatori di 7 Università del Bacino del Mediterraneo. Zecchini ha reso noti i risultati finora acquisiti intorno alla chiesa medioevale rinvenuta nella località delle Piane al Canale, per la quale finora si era ipotizzato il nome di “Chiesa di Santa Maria al Canale” basandosi sul nome dato ad una struttura nel 1800 dal Ninci (che potrebbe coincidere con quella ritrovata), il quale però molto probabilmente glielo aveva attribuito senza l’appoggio di una adeguata documentazione. “E’ molto strano il nome dedicato alla Vergine, in una zona così interna e solitaria” ha notato l’archeologo, “occorre una attenta ricerca archivistica”. Il Professore spiega che la struttura di cui non si sapeva quasi nulla è risultata essere una piccola chiesa risalente, almeno per la seconda edificazione, all’XI secolo, da ascrivere quindi tra le più antiche dell’Elba se non la più antica in assoluto. Zecchini ne è quasi sicuro, in quanto nella zona risulta esserci un abitato più antico poiché – ed è questa la scoperta davvero sensazionale – lungo la strada di accesso che porta alla chiesa sono state rinvenute incisioni rupestri raffiguranti dei pesci. I pesci sono simboli paleocristiani in quanto la parola "pesce" in greco (icqus) è un acrostico che in italiano suona "Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore". Questo simbolo divenne il segno qualificante dei cristiani che si configuravano come i pesciolini, ed è una raffigurazione che si può far risalire fino al VI – VII secolo d.C., dato che in epoche più tarde si usavano già simboli diversi. Tutto ciò fa pensare che nella zona delle Piane al Canale ci fosse una comunità di religiosi e che quindi la chiesetta abbia una precedente edificazione. “Questo si potrà chiarire soltanto con gli scavi che ci auguriamo possano cominciare il prossimo anno” dichiara Zecchini. “Questi eccezionali graffiti – prosegue – saranno analizzati al computer, ma già da adesso presentano caratteristiche interessantissime, essi sono numerosi, sovrapposti, alcuni sembra abbiano tratti molto peculiari. E’ la prima volta che si ritrovano all’Elba, ma anche in ambito europeo essi sono molto rari.” L’Archeologo ha poi evidenziato il lavoro del Prof. Massimo Ricci che ha compiuto i rilevamenti sul caprile vicino alla strada delle Piane al Canale, il quale ha rovesciato la cronologia di queste costruzioni, facendo indietreggiare la datazione di alcune centinaia di anni, dimostrando che alcune di esse possono risalire anche all’età del Bronzo. Zecchini ha sottolineato come queste realizzazioni in pietra rappresentino un unicum, in quanto, seppure vagamente somiglianti al nuraghe, hanno uno stile architettonico assolutamente originale, che appartiene soltanto all’Elba. Anche in Corsica si può trovare qualcosa di simile, ma con caratteristiche diverse. Per questo motivo, considerando che ne sono stati catalogati finora più di 200, si può parlare di un bene che, data la sua eccezionalità, può essere riconosciuto patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco. Il Prof. Massimo Ricci ha dichiarato che quelle costruzioni si possono considerare “archetipe” in quanto sono così perfezionate che, anche in epoche tecnologiche, potendo disporre soltanto di quei materiali e di strumenti primitivi, quello è l’unico modo possibile per realizzare la struttura. Il lavoro degli studiosi delle sette Università del bacino del Mediterraneo ci sta quindi rivelando un’Elba diversa, antica, saggia, che sa farsi amare anche attraverso un’altra storia, che è quella della cultura e della sua potente e complessa personalità.
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