Abbiamo trovato agghiacciante la prima sequenza documentativa del supplizio a cui è stato Saddam Hussein, ma troviamo rivoltante la seconda girata "a completezza dell'informazione" da un presente a quell'atto di pura barbarie con tecnologico telefonino-videocamera. Non credevamo possibile assistere a tanto: sentire un assassino a volto coperto, un sadico delinquente a cui lo stato (si fa per dire) irakeno ha fornito licenza di uccidere, sbeffeggiare chi sta per sopprimere, offenderlo ad un passo dalla morte, gioire schifosamente dopo aver sentito il suono secco delle vertebre cervicali di un uomo che si spezzavano. Eppure dobbiamo ringraziare chi ci ha fatto vedere tutto ciò quei fotogrammi e quei suoni restano nella storia pesanti come macigni, ci danno la misura della civiltà e della credibilità di una democrazia (si fa per dire) esportata a colpi di missile, definiscono ancora una volta quella guerra in tutta la sua pretestuosa imbecillità, ci parlano della debolezza di un mondo in cui quattro petrolieri texani, capitanati da un incolto buzzurro che è diventato l'uomo più potente del mondo, calcolato il loro tornaconto, danno il via ad un massacro che nessuno sa come quando e se si fermerà. In Iraq c'era un sanguinario dittatore salito al potere con il beneplacito degli americani, da loro armato, usato strumentalmente contro gli ayatollah iraniani, uno dei tanti dittatorelli che impestano il mondo senza che i paladini della democrazia emettano un fiato, così come nessuno di loro emettava fiato quando Saddam gasava i curdi, con grande giubilo dei vicini turchi, alleati degli USA e nostri futuri partner europei. In Irak non c'erano le armi di distruzione di massa che chi ha scatenato questa guerra sosteneva esistessero, mentendoci e sapendo di mentire, per trascinare perfino noi europei in una guerra lercia priva di qualsiasi dicibile ragione o fondamento di diritto internazionale. L'Iraq era nonostante tutto un paese, una nazione, ora è uno scannatoio senza futuro, guidata da litigiosi fantocci che non contano un cazzo, una voragine che continuerà ad ingoiare vite, di americani certo, ma soprattutto di irakeni perchè un bambino (parafrasando De Andrè) sfracellato da una bomba terrorista non muore di meno di un marines. Ne moriranno e ne sono già morti molti di più di quanti ne potesse uccidere un Saddam armato delle migliori intenzioni. Ed ora i pazzi bombaroli di quelle terre, i partigiani di quel sinistro figuro, hanno pure un martire, e che martire. E' stato loro servito su un piatto d'argento.
saddam card