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Mario Tozzi: "La civiltà delle auto sta diventando inciviltà, troppi veicoli nelle isole"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 30 dicembre 2006

Dal rapporto Istat risulta che nel 2004 l’Italia era già il Paese con il più alto tasso di motorizzazione al mondo: 58 auto ogni 100 abitanti, un dato che era già contenuto nel libro "L´Italia a Secco" che Mario Tozzi (Nella foto), il noto conduttore del programma televisivo “Gaia, il pianeta che vive” ha presentato ieri a Portoferraio. Proprio a Lui chiediamo cosa ne pensa. «La foto scattata dall’Istat è impressionante – dice il neopresidente del parco nazionale dell’Arcipelago toscano – Non solo le auto sono tante, troppe, ma sono anche concentrate, perché il nostro non è un paese di pianure, ma di montagne e colline e il traffico si concentra nelle città e nelle aree urbane. E non solo il numero è eccessivo, ma si tratta anche di mezzi vecchi, spesso inquinanti. Questo produce altri numeri insostenibili: in Italia ci sono 82 auto per chilometro lineare di strada ed un chilometro di strada per ogni Km quadrato di territorio, e dalle statistiche sfuggono altre strade realizzate da enti come le Comunità montane e che sono comunque carrabili.Una rete stradale ed autostradale enorme, eppure intasata. Questo – spiega Tozzi – si porta dietro altri problemi e costi, si pensi solo ad una usura maggiore del manto stradale e a quanto si spende per la manutenzione, tralasciando i problemi ambientali e per la salute». E allora perché gli italiani hanno così tante auto? «Mi sembra una cosa senza senso anche dal punto di vista economico. Così le merci viaggiano su gomma ed il trasporto è diventato praticamente solo privato, un paese di autotrasporti che non trasporta le merci con il mezzo più semplice per come è fatta la nostra penisola: il cabotaggio. Forse è perché ormai senza auto non si può più vivere? «Guardi io non ho un’auto e vivo benissimo. L’automobile costa in media ad un italiano, durante la sua vita, tra cambi di macchina, carburante, bollo, olio, manutenzione, tra i 300 mila e i 350 mila euro, quasi una schiavitù da auto. Si vive per l’auto. Sa con questa cifra quanti taxi prendo?» E allora perché non si riesce a scrollarci di dosso questa schiavitù? «E’ il modello industriale italiano che è stato imperniato sull’auto, sulla grande azienda Fiat, sulle strade, con meno ferro e più gomma. Un modello che è entrato in crisi con l’arrivo della concorrenza». Ma ormai è anche un modello di consumi, da noi si parla di civiltà dell’auto. «Si, e bisogna dire che su questo modello di consumi ci ha campato una nazione. Aver legato a questo lo sviluppo del paese si sta rivelando uno sbaglio. Più che di civiltà ormai penso si debba parlare di inciviltà. L’auto sta diventando un elemento di costrizione dello sviluppo, i dati sono chiari, le auto sono troppe, i territorio è quello che è, le città scoppiano di traffico. Il tempo medio di percorrenza in città è ritornato ad essere quello del tempo delle carrozze tirate a cavalli. Non mi sembra che l’auto assicuri più la mobilità, la nostra vita passa in coda ed alla ricerca di un parcheggio. Occorrono scelte coraggiose, privilegiare il trasporto pubblico, usare di più i taxi, liberare i centri storici da un traffico che incide sulla salute delle persone e addirittura mette in pericolo i nostri monumenti». E’ anche legata a questo la sua proposta di isole “no – oil – per l’Arcipelago toscano? «Si, ma non solo. Riguarda soprattutto la generazione di elettricità con solare e minieloico. C’è anche un progetto idrogeno per Capraia. Proviamo intanto a far andare ad idrogeno il pulmino che collega il porto al paese, costruendo una piccola stazione ad idrogeno prodotto con energie rinnovabili. Il problema vero per il traffico sono l’Elba ed il Giglio, anche se al Giglio qualcosa per bloccare il numero delle macchine si è cominciato a farlo. All’Elba le auto in agosto sono troppe ed una soluzione andrebbe ricercata anche per mantenere una qualità alta del turismo, non solo per l’ambiente. Faccio un esempio, mi si dice che per andare a Capraia dall’Elba ci vogliono anche 8 ore tra passaggio con il traghetto, viaggio fino a Livorno, attesa, nuovo traghetto e arrivo a Capraia, mi sembra uno spreco di tempo ed energia incredibile. Allora perché non pensare a collegamenti con piccole imbarcazioni tra le varie località elbane per usare meno le auto in estate e tra le isole dell’Arcipelago toscano per risparmiare tempo e denaro?» greenreport.it


Mario Tozzi

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