Torna indietro

Il primo lungo confronto tra la gente dell'Elba ed il nuovo Presidente del Parco

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : sabato, 30 dicembre 2006

“Sai Tozzi, molti anni fa, insieme ad altri scrittori elbani, Brignetti, Del Buono, Laurenzi, volevamo fondare il Parco Letterario dell’Isola d’Elba. Là non c’erano mufloni e cinghiali, che tra l’altro non c’entrano nulla con l’isola, ma c’era l’Elba con la sua storia e la sua gente. Perché questo è un parco fatto, oltre che di bellezze naturali , anche di uomini che in passato sono stati pescatori, minatori e contadini. Ci piacerebbe che questo fosse ancora un Parco che tiene conto della storia e della sua umanità”. E’ stato questo il saluto, sincero e affettuoso, del giornalista Gaspare Barbiellini Amidei, che da buon elbano, sul palco dei Vigilanti, ha raccomandato al nuovo presidente del Pnat, il geologo Mario Tozzi, i suoi concittadini. “Tu hai una fortuna – ha continuato Barbiellini – sei uno scienziato ed un bravo divulgatore. Ho letto il tuo libro, no, non sei un fondamentalista dell’ambiente.” L’ex vicedirettore del Corriere delle Sera, nei pochi minuti a sua disposizione per la presentazione della serata dedicata al neopresidente Tozzi, ha fatto da cerniera tra presente e passato, tra le ruvide polemiche e le grandi aspettative che ha generato la recente nomina del famoso geologo. Poi la parola è passata al direttore di Kataweb, Luigi Carletti, che ha incalzato l’autore de L’Italia a secco, edito da Rizzoli. Sì, Mario Tozzi è un fondamentalista dell’ambiente, non ha neppure l’auto. Al termine della serata ha chiesto un passaggio, ma soltanto perché non conosceva la strada per tornare all’albergo. Ma il suo sembra un fondamentalismo da mettere nel bagaglio a mano, come un effetto personale, una pratica igienica da svolgere in tutta riservatezza, perciò ha ragione Barbiellini, “No, non sei un fondamentalista”. “Questo è un libro che contiene le mie convinzioni – ha detto al suo pubblico dei Vigilanti - degli appunti e suggerimenti, è chiaro che il libro del Parco va scritto insieme”. Mario Tozzi ha fatto un passo indietro rispetto alle accese polemiche con gli amministratori elbani di qualche settimana fa, e si è fatto apprezzare per le numerose idee che potrebbe mettere in campo nelle isole dell’Arcipelago. Se l’esempio riportato è ultrafondamentalista (il naufrago Tom Hanks che in Castaway sopravvive con le tre cose che ha salvato dall’aereo precipitato, senza buttare via nulla) il modello da lui proposto è estensibile a piacimento e può essere adottato anche dai moderati: il riutilizzo dei materiali. “Nelle isole conviene buttare via poco, primo perché le risorse sono limitate, secondo perché trasferire i rifiuti è più costoso che altrove”. Ecco che troverebbe cittadinanza anche il motto paraleghista “L’Elba agli elbani”, nel senso di impegnarsi a riutilizzare tutto in un ciclo virtuoso, vento e sole compresi. Il controverso fondamentalismo di Tozzi ha un’arma micidiale: la sua capacità di farci sentire ridicoli quando andiamo in auto (“giriamo la chiave e in un attimo bruciamo il lavoro di ere geologiche per spostare 1500 chili di ferraglia per trasportare ottanta chili di ciccia umana”), o quando scarichiamo nel wc preziosa acqua potabile (“non capisco perché le mie deiezioni debbano meritarsi tanto”). Tra le risorse elbane c’è sicuramente la sua nomina a presidente del Parco, adesso che si è acquietato con i sindaci, che promette di appiedarci tutti ma con molta gentilezza (“sempre però che lo vogliate”), Mario Tozzi potrebbe essere un ecocarburante in più per l’Arcipelago.


tozzi barbiellini

tozzi barbiellini