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A Sciambere: Inzuccascogli

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 16 maggio 2003

Il precipitare degli eventi degli ultimi giorni ci ha distolto da un precipuo (oddio che parola da Biscardi!) compito: e cioè l’aggiornamento della classifica del Premio Fava Lessa Edizione 2003 che nella classifica speciale per gruppi ha visto balzare prepotentemente in testa quei gitanti labronici che erano domenica scorsa al seguito dei bimbi impegnati in attività ludico pedatorie allo Stadio “Lupi”. Dopo l’esibizione degli amati pargoli, alcuni componenti l’allegra combriccola si sono recati domenica scorsa in località Le Ghiaie per un ristoro in cibarie e (soprattutto temiamo) in bevande. Orbene uno di costoro ha pensato di sfidare l’acqua “diaccina nonostante le alte temperature dell’aria” recandosi del risonante mar lungo la riva e da questa arditamente gettandosi in volo radente e plastico nel limpido pelago. Sfortunatamente il nostro, evidentemente aduso a scendere in acqua dalle scalette dei Bagni Pancaldi, non considerava che sulla parte acqua della sua traiettoria trovavansi delle secche (peraltro di colore giallo/marrone visibilissime poiché spiccano sulla candida ghiaia del fondo), scogli semi-affioranti in ottimo stagionato calcare, contro i quali in guisa di siluro il nostro impattava violentemente con la testa provocandosi quel tipo classico di ferita che è definita dai locali con l’espressione: “fica in capo da chiorbata”. Orbene, se tutto qui fosse terminato, avremmo solo probabilmente dovuto registrare un atto di mera favaggine tuffatoria, e magari l’aggiuntivo consiglio allo scapato signore di eseguire in futuro tuffi simili solo se almeno munito di casco, ma il resto lo hanno fatto i concitati congitanti, che mentre soccorrevano il compagno copiosamente scianguante (sanguinante) invece che a prendere atto della di lui imperizia, hanno iniziato a riversare su altri soggetti le loro ansie, a partire dall’Elba, terra infida che nascondeva secche non adeguatamente fasciate in materiale antiurto presso le spiagge, continuando con i soccorsi che, sebbene chiamati da più di sessanta secondi non arrivavano, etc. E quando è infine arrivata la Croce Verde, per sveltire le operazioni di trasporto del grave ferito (per inciso, mai visto morire nessuno per una volgare “fica in capo”) i torzoli si sono messi ad offendere in massa a voler montare sull’ambulanza (che notoriamente si differenzia dai taxi almeno per le scritte) ed infine hanno ben pensato di “dare di mano” (aggredire violentemente) un volontario della Croce Verde che, “stiantato pe’ le tere” (gittato sul piano di calpestio dello sbraciolabimbi) riportava una frattura al braccio con prognosi di guarigione più lunga di quella del soccorso inzuccascogli, il quale finalmente, tra berci, spinte, interventi dei carabinieri e scorzette di limone, riusciva a trasferire all’ospedale. Ordunque, la fortuna di questi signori è quella che in tempi come i nostri (decisamente più civili) se la caveranno con buone possibilità di essere insigniti del Premio Fava Lessa (categoria fave di gruppo) 2003 e un par di quereloni. Se simil massivo comportamento fosse stato tenuto in epoca di una Portoferraio più ruspante, gli indigeni sarebbero accorsi e senza curarsi troppo delle singole responsabilità avrebbero sottoposto i componenti della fazione inimica, salvando solo donne vecchi e bambini, alla tribale punizione del “frullo in mare” (tuffo forzato tra le onde) trovandosi a passare automaticamente nello status di "fava in guazzo". Meglio così dobbiamo fare del turismo e mostrare la nostra faccia migliore, gentile ed evoluta anche a chi si comporta da cafone. Serve come allenamento.


ghiaie secche spiaggia

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