Sulla finestrella c'era apposto un cartello che definiva l'immobile posto sotto sequestro giudiziario ma il trentenne Ramon Allegretti nato a Tivoli (precedenti per droga e figlio di Giancarlo indagato nell'ambito dell'operazione Marata per associazione mafiosa), non se ne è curato molto, ha forzato l'infisso è entrato nella stanza-ufficio del Salone Elba2000 dei Marandino, ha asportato una, chiave quella di un'Audi alla quale ha tolto e gettato via appallottolandolo lo stesso avviso e dopo aver aperto il cancello si è tranquillamente allontanato. L'episodio accadeva qualche giorno fa e l'effrazione ed il furto dell'auto veniva rilevato poco dopo da un controllo congiunto degli agenti del Commissariato della polizia di stato e della Guardia di Finanza che ne diramavano notizia. E ad individuare l'auto era la Polizia Stradale di Cassino dove l'Allegretti (che oltretutto guidava un veicolo privo di copertura assicurativa) era incappato in un altro incidente urtando contro il Guard Rail ed un altro veicolo, procurandosi anche un trauma toracico che lo costringeva ad un temporaneo ricovero nel locale ospedale, dal quale usciva per sua volontà, nonostante qualche costola fratturata, con l'intenzione di riprendere il viaggio verso Napoli ed il salernitano nella zona di origine dei Marandino e degli Allegretti. Nel frattempo un fitto scambio di informazioni e documentazione tra le forze dell'ordine elbane, la Magistratura Livornese e i colleghi cassinati determinava il P.M. di Cassino a procedere all'arresto dell'Allegretti ed ancora, con il supporto tecnico delle Fiamme Gialle Portoferraiesi che ne curavano l'esecuzione, il G.I.P. Livornese alla convalida con l'applicazione della misura di custodia cautelare in carcere. I non lievi reati contestati all'Allegretti che si trova ancora in stato di detenzione, sono quelli relativi alla rimozione dei sigilli (art. 349 c.p.) e furto pluriaggravato (artt. 625 3 625 c.p.).
Marata autosalone sequestro 3