Neanche molto tempo fa Umberto Mazzantini, partecipando ad una riunione, dopo aver udito il quattordicesimo "Sì .. ma non chiamiamola mafia" prese la parola e sbottò: "Non la vogliamo chiamare mafia? Vabbè chiamiamola... Gino, ma allora guardate che Gino qui è arrivato da un pezzo ...". E da lì partì per uno dei suoi stritolanti ragionamenti: fatti, cifre che lasciarono totalmente accacchinati (ridotti allo stato di piccola deiezione) i vari minimizzatori. Ci abbiamo ripensato, a Gino, negli ultimi giorni, dopo la più inutile seduta del consiglio provinciale che uomo ricordi, al ripetersi di gesti scellerati come quello di Morcone, arresti eccellenti, vicende di malavita locale e pecoreccia, insomma al cospetto del fritto misto criminale con cui facciamo i conti un giorno sì e l'altro pure, noi che teniamo una specie di diarietto dell'Isoletta Verfe&Blu. Ci è venuto da pensare che non solo Gino qui c'è, pur se non controlla (ancora) il territorio (ci mancherebbe altro!), ma anche che un nutrito e pericoloso stuolo di teste di cazzo (indigene e allogene) si è messo in proprio ad imitare Gino, giungendo in taluni casi a copiare il modus operandi ginoso, anzi facendo cose che Gino fa altrove e che qui non fa (perchè non gli conviene). La faccenda è preoccupante assai perchè Gino ha una struttura ed una sua (perversa) logica che danno a chi la combatte, dalle Direzioni Distrettuali AntiGino in giù, dei riferimenti, mentre i ginosi in proprio, in sedicesimo, sono più difficili da individuare e disinnescare, ma bisognerà farlo perchè la capillare diffusione di un simile modo di vedere la vita e la convivenza può rapidamente deteriorare la qualità della vita in quest'isola. Abbiamo chiuso e i minimizzatori possono dormire tranquilli, tanto si parlava di Gino.
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