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Morcone - Un altro incendio appiccato di notte ai danni della famiglia Geri-Boldt Bruciato un battelo pneumatico di 6 metri che era stato sistemato in un parcheggio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 07 dicembre 2006

Victoria, bionda valchiria di 6 anni, è decisissima a rompere il suo maialino salvadanaio per ricomprare subito a zio Marco un gommone nuovo, al posto di quello distrutto che giace nero e puzzolente nel piazzale erbito sotto un eucalipto. Alla piccola, che ha già pesantemente sofferto l’incubo del fuoco notturno quasi dentro casa, si è scelto di raccontare una storia minima di sbadataggine: il padre e lo zio che bruciano erbacce, la distrazione per un caffè e un colpo di vento che allunga le fiamme fino al gommone vicino. Un incidente tutto casalingo, tanto grave da spiegare il trambusto di uomini e donne in divisa, ma solo un incidente. In realtà il rogo che ha distrutto il 6 metri BAT con motore Yamaha 115 –30.000 euro al momento dell’acquisto - è stato tutto meno che un incidente casalingo. All’imbarcazione, di proprietà di Marco Geri, gestore del residence “Il Pozzo” a Morcone, località turistica di Capoliveri, tirata in secca da un paio di settimane per lavori di rimessaggio all’interno del parcheggio del residence, è stato appiccato il fuoco nella notte tra martedì e mercoledì, in un arco di tempo compreso tra le 3.50 e le 4.10. A segnare l’ora, l’impianto di telecamere all’infrarosso installato alla fine di ottobre, che però al momento non è in grado di aiutare a dare un nome e un volto all’incendiario perché, per ragioni ora al vaglio della Polizia Scientifica, presenta un buco temporale sospetto: dalle 3.50, con il parcheggio deserto, le telecamere interrompevano la registrazione fino alle 4.26, ora in cui inquadravano le fiamme alte che già divoravano il gommone, che non è coperto da assicurazione. Uno strano black-out, per certo le telecamere non sono state offuscate né è stata tolta corrente, nessuno degli allarmi è entrato in funzione e la consolle di controllo si trova all’interno dell’ufficio del residence, chiuso e senza alcun segno di effrazione. Ad accorgersi del fuoco è stato Massimo Geri, il fratello di Marco, che dorme poco lontano, ha sentito il crepitìo nella notte, è corso fuori ed ha visto la vetroresina dello scafo fondersi già preda delle fiamme. I Vigili del Fuoco, sopraggiunti da Portoferraio, non hanno potuto far altro che bonificare un relitto informe ed impedire l’incendio degli alberi attorno. Impossibile stabilire la natura del liquido usato per l’innesco. Velocemente a Morcone si sono concentrati Carabinieri e Polizia, attorno all’ennesimo episodio di un’isola che sembra aver preso il vizio di “ragionare” col fuoco sui luoghi e sulle cose, e che vede i fratelli Geri per la seconda volta in pochi mesi vittime di attentati ed intimidazioni. La notte tra il 15 e 16 febbraio di quest’anno, sempre tra martedì e mercoledì, sempre tra le 3.30 e le 4.00 della notte, qualcuno appiccò il fuoco alle auto dei due operatori turistici e della madre, parcheggiate accanto al residence ad all’abitazione di Massimo. La tragedia fu evitata per un soffio, quando un vicino lanciò l’allarme fiamme altissime avevano già distrutto le auto ed attaccato una parte del giardino e dei tendoni della struttura dove la famiglia dormiva. Le indagini successive - non ancora chiuse - compiute con particolare meticolosità dalle Forze dell'Ordine e coordinate dai Carabinieri, si indirizzarono oltre il “dispetto” tra vicini – tesi che da subito a Capoliveri si tentava di avvalorare - verso l'ipotesi di un vero e proprio attentato. Quel primo rogo era stato prodotto con tutta probabilità da intrecci, percorsi, legami, portatotori di interessi, che nell’area di Morcone avevano identificato forse una enclave da cui questa famiglia doveva essere espulsa perché non allineata. Sorprese e stupì la reazione delle tre donne della famiglia, Brigitte, Maddalena e Melanie, che invece di intimidirsi e scappare lanciarono una sfida a muso duro ai “ vigliacchi assassini”. Una frustata l’abbandono di Brigitte Geri Boldt “ per indegnità di alcuni” della presidenza della “Giuseppe Verdi”, l’associazione culturale capoliverese di cui era il vero motore e per cui spendeva abilità, anima e sapienza. Uno scossone che costrinse più d’uno a ragionare sulla deriva di tante parti del paese ed aprì voci timorose ad un sussulto di dignità. A dieci mesi di distanza, con sprezzante protervia, una mano di infame ha nuovamente appiccato il fuoco e risvegliato la paura. Stesso luogo, stessa notte della settimana, stesso orario, stesse vittime, ma già la Polizia, cui sono affidate le indagini, sembra aver rilevato tracce e reperti definiti “ interessanti”. Non cambia di una virgola l’atteggiamento della famiglia Geri: “Un’altra nottata nel fuoco ed ancora adrenalina alle stelle, ma rimangono gli stessi vigliacchi senza palle. Abbiamo anche la sensazione che ci proveranno ancora, magari ad un bersaglio più grosso. Ma saremo noi a prendere loro, puoi contarci” chiosa per tutti Melanie. La prima notte del fuoco a Morcone c’era la luna piena alta nel cielo; anche la seconda volta la luna era piena, ma questa è una storia di uomini persi, non di lupi mannari.


Incendio gommone morcone 2006 1

Incendio gommone morcone 2006 1

incendio gommone morcone 2006 2

incendio gommone morcone 2006 2

incendio gommone morcone 2006 3 motore

incendio gommone morcone 2006 3 motore