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A Sciambere: Spazzatura Selvaggia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 13 maggio 2003

Ritroviamo l’archeologo dell’anno 3003 che i più assidui frequentatori di questo giornaletto elettronico conosceranno assai bene, alle prese con lo studio di un ulteriore aspetto della vita sociale dell’Elba agli albori del 3° Millennio. Ecco una fedele riproduzione del suo elaborato: I SELVAGGI ELBANI DEL XXI° SECOLO E I RIFIUTI Uno strano costume era invalso negli anni di passaggio tra i due millenni tra le tribù che popolavano l’Elba dell’epoca, quando le tensioni si accumulavano tra le tribù limitrofe era prassi dare sfogo alle aggressività officiando un rito detto: Conferenza dei Sindaci sui Rifiuti Solidi Urbani Nel corso di questo primitivo rito i capi-tribù isolani discutendo di come smaltire la loro spazzatura, sfogavano la loro aggressività lanciandosi accuse ed anatemi incrociati, e la pace si ricomponeva in genere quando i caicchi locali giungevano alla buffa determinazione che la colpa dei loro mali era da ascriversi ai comportamenti dei capi tribù del continente xxxxxxxxxxxxx xxx xxxxx (sotto le x si legge qualcosa come “ragionamento del cazzo”) bizzarra ipotesi, poiché non ci risulta che le tribù continentali portassero i loro rifiuti all’Elba, anzi spesso accadeva che maleodoranti piroghe lasciassero l’isola per portare i rifiuti in continente. Dopo la celebrazione di questo rito finale detto “dagli al piombinese cinico e baro!” i maggiorenti si placavano, consumavano pranzi a spese dei selvaggi deleganti e tornavano alle loro dimore lasciando irrisolto come sempre il problema. Pare che la costumanza sia durata per quasi un terzo di secolo e i capi-tribù (o sindaci) consci dell’alto valore delle discussioni intorno al “rifiuto solido urbano” facessero di tutto per preservare lo status quo. Non appena qualcuno incaricato di seguire il problema dimostrava discernimento e prospettava delle soluzioni possibili, veniva immediatamente giubilato, come un tizio che per risolvere una delle tanti liti pendenti, aveva ottenuto di dare in cambio nove biliardi (all’epoca forse i tavoli verdi erano considerati moneta) e che fu esautorato, cosa che poi costrinse i capi-tribù a pagare sedici biliardi per lo stesso servizio con grande guadagno per chi non si sa, ma che ci fu di certo, anche se le nostre fonti documentali sono lacunose sul punto in questione. Per essere sicuri di lasciare il tutto in sospeso i capi-tribù usarono anche altre tattiche raffinate nominando consulenti plenipotenziari elementi privi di ogniquale frequentazione delle rozze istituzioni istruttive dell’epoca, anche se dai medesimi millantata. Il rito detto “del rifiuto del rifiuto” si protrasse insino all’anno 2015 circa quando ormai all’Elba si era determinata una variazione del profilo orografico con la crescità dell’attuale Monte Alzatura (paradiso degli archeologi dei nostri giorni) che in realtà all’epoca chiamavano Monte di Spazzatura Che raggiunse i 1450 metri sul livello del mare. Non è chiara la fine anche se si sa che l’ennesima celebrazione del rito fu interrotta dall’irruzione di uomini in divisa accompagnati da altri elementi vestiti di bianco. Uno dei partecipanti ebbe il tempo di vergare queste disperate parole: “Aiuto, questa volta ci portano all’ottavo …” ma il significato del messaggio non ci è noto.